GIRLFRIEND IN A COMA/ Bill Emmott e gli “illuminati” italiani in un film che sa di spot

- Augusto Lodolini

AUGUSTO LODOLINI commenta le polemiche sul rifiuto di Giovanna Melandri di ospitare al Maxxi la prima del documentario tratto dal libro di Bill Emmott durante la campagna elettorale

Emmot_BillR439 Infophoto

Uno dei “vizi”storici degli italiani è stato quello di chiamare gli stranieri a dirimere le controversie interne. A quanto sembra, è un vizio che continua, a giudicare dalle attuali diatribe sul documentario “Girlfriend in a coma”, tratto dal libro di Bill Emmott sull’Italia.

Per la stragrande maggioranza degli italiani che non sanno, giustamente, chi sia costui, Emmott fino al 2006 è stato direttore del britannico The Economist che, insieme al Financial Times, rappresenta una sorta di vademecum per gli italiani “che contano”. Due giornali mai teneri con l’Italia, e non solo quella di Berlusconi, ma Bill Emmott si dichiara un grande amico del nostro Paese, cui ha dedicato il citato libro, dal significativo e provocatorio titolo “Forza, Italia: come ripartire dopo Berlusconi”. 

Penso che a questo punto sia chiaro chi è la “girlfriend” cui è dedicato il documentario: è l’Italia così come l’ha lasciata Berlusconi. La ragione per cui si parla della faccenda è la cancellazione della prima del documentario in Italia che doveva tenersi il 13 febbraio presso il Maxxi, il museo di Roma presieduto dall’esponente del PD Giovanna Melandri. La decisone è stata presa dalla Melandri, in accordo con il Ministero dei Beni Culturali, ritenendo inopportuna la proiezione di un documentario antiberlusconiano in campagna elettorale. 

Ovviamente, gli autori del film e i loro sostenitori hanno detto che si trattava di una inammissibile censura, di un attentato alla libertà di espressione, che non vi era nulla di politico e tanto meno contro Berlusconi. Il sito Change.org ha lanciato un appello online che ha raccolto in pochi giorni 32000 firme. Come afferma un trionfante annuncio del sito, il film è stato presentato mercoledì sera al Teatro Eliseo di Roma, sponsorizzato dall’Espresso

Visti i rapporti tra De Benedetti e Berlusconi, questa sponsorizzazione potrebbe sembrare una conferma dell’antiberlusconismo del documentario, ma possiamo tranquillamente eliminare il condizionale. Infatti, la stessa Melandri afferma, in una lettera inviata all’Espresso per difendersi dalle accuse di censura, che nella richiesta degli organizzatori della proiezione si parlava di “una serata dal mood antiberlusconiano”. Credo che la Melandri si sia comportata con molta correttezza, a differenza dei documentaristi. 

D’altra parte, il titolo del libro è “self-evident”, come direbbe Emmott, che ha molto spesso attaccato il Cavaliere durante la sua gestione di The Economist. Ora, che Berlusconi abbia fatto guai e, soprattutto, non abbia fatto ciò che aveva promesso di fare, è materia che si presta a una seria discussione, ma c’è bisogno che ce lo venga a dire un inglese, per di più dieci giorni prima che si voti? Difficile non pensare a un’operazione elettorale, anche se, guardando l’anteprima del documentario, l’operazione sembrerebbe avere più un sapore “culturale”.

Infatti, nel trailer si avvicendano personaggi soliti ad autodefinirsi intellettuali, di sinistra ovviamente, come Roberto Saviano, Umberto Eco, Nanni Moretti, espressioni del capitalismo “illuminato”, vedi John Elkann e Sergio Marchionne e, ovviamente, tra i politici Mario Monti. Insomma, il meglio di quella “cultura”, o più precisamente, di quella sottocultura di “illuminati” che considera tutti gli altri degli “italioti” e che guarda costantemente, con bramosia e totale acriticità, al di là del confine. E che vorrebbe andarsene da questo Paese di ignoranti, come ripetutamente proclamato da Umberto Eco, tanto per citarne uno.

Sono andato a vedermi il sito del documentario, in gran parte in inglese, cosa strana visto che oggetto del documentario è l’Italia. La cosa si spiega leggendo la “mission”: “Il nostro scopo è di creare consapevolezza in Italia e nel mondo della vera natura e della gravità del declino di questa, una volta grande, democrazia occidentale, di mettere in guardia gli altri paesi che potrebbe aspettarli un destino simile e di lanciare un invito all’azione, a tutti i livelli della società.” (Ho tradotto dall’inglese, perché non ho trovato il testo italiano, senza dubbio per mia incapacità).

Non vorrei essere irriverente, ma a costoro non pare di esagerare? Costoro sono l’Emmott di cui sopra, Annalisa Piras, regista del documentario e unica italiana, e Phoebe Boswell, animatrice. Passi per la povera Italietta, ma a tutto il mondo? Mi pare un po’ troppo. 

Continuando a perlustrare il sito del documentario, mi è sorto però un dubbio: e se si trattasse di una scaltra operazione commerciale, fatta sfruttando le stupidaggini del Cavaliere e fregandosene dell’immagine che si dà dell’Italia? In fondo, perché dovrebbe preoccuparsi l’inglese Emmott, se va bene a tanti “illustri” italiani. 

Dalla sezione “On tour”, si apprende che il documentario è stato già presentato a Londra. Manchester e Parigi, prima che a Roma (la data è pure sbagliata, ma accompagnata da un “sold out”, esaurito) e nel resto d’Italia, per poi riapparire a Londra e a Berlino. E’ vero che devono salvare non solo l’Italia, bensì il mondo intero, ma non ha l’aria di un ben congegnato lancio pubblicitario? 

Inoltre, la presentazione al Maxxi sarebbe stata “ospitata” da Terravision, gruppo attivo in diversi Paesi europei nei trasferimenti aeroportuali via bus, di diritto britannico ma con sede operativa a Roma. Dimostrazione ulteriore, secondo Emmott, che in Italia non si può lavorare, anche se forse ha anche pesato il contratto con Ryanair della società romana, partita nel 2002 da Ciampino. Tra le sue varie attività, Terravision annovera l’agriturismo Tenuta Agricola dell’Uccellina, nella Maremma Toscana, la cui “carne di Vacca Maremmana” è stata inclusa tra i presìdi Slow Food, il cui fondatore, Carlin Petrini, appare nel documentario di Emmott.

Comunque, gli autori continuano ad affermare che il documentario non ha alcun intento politico, è solo un atto d’amore per risvegliare la loro “fidanzata” dal coma in cui è stata fatta precipitare dalla “Cattiva Italia”, mentre loro sono la “Buona Italia” (è il titolo inglese del libro: “Good Italy, Bad Italy”).

Un amore ben messo in luce da questa dichiarazione di Bill Emmott: “Temo che qui ci sia qualcosa per offendere tutti. Diamo uno sguardo alla corruzione istituzionalizzata del Paese, al crimine organizzato, al sistema politico cleptocratico e all’influenza perniciosa della Chiesa – oh, e naturalmente al Sig. Bunga-Bunga, Silvio Berlusconi, che tante colpe ha avuto nell’accelerare il degrado degli ultimi due decenni”. 

L’influenza perniciosa della Chiesa“, questa Emmott se la poteva risparmiare. Ma è inutile pretendere che questo povero untorello e i suoi compari capiscano qualcosa della grandezza della Chiesa e di gesti di libertà e amore, questo sì vero!, come quello di Benedetto XVI. Per afferrarne qualcosa, dovrebbero uscire dal loro di coma.







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