Il nero è un colore particolare, che spesso tende al rosso e al blu. La rivista Technè, dedicata alle scienze del patrimonio applicate alle opere delle collezioni museali, con i suoi 32 autori ha passato in rassegna vari metodi conosciuti e studiati nella storia dell’arte per produrre il nero e arrivare alla tonalità più pura che esista. A prima vista, niente è più semplice che produrre il nero: ad esempio, bruciando legno e ossa, nelle caverne gli uomini primitivi realizzavano graffiti con una tonalità di oscurità visibile ad occhio nudo. Questi diversi neri erano accompagnati dal rosso e dal bianco e costituivano la tavolozza grafica delle prime rappresentazioni umane.
Poi, man mano che l’umanità ha iniziato a padroneggiare i colori, anche la produzione del nero è evoluta: una delle tecniche è quella di aggiungere gli elementi coloranti fino a saturazione. Anche in questo caso, però, il “fondo nero” assume sempre una sfumatura che la luce alla fine tradirà. “La maggioranza dei neri tende al rosso, o al blu”, spiega Anne Bouquillon, ingegnere ricercatrice e responsabile degli studi sulla ceramica presso il Centro di Ricerca e Restauro dei Musei di Francia (C2RMF) e caporedattrice di Technè.
Nero assoluto, così gli scienziati lo hanno sviluppato
“Molti scrittori classici parlano anche dell’odore del nero“, spiega Marie Lionnet-de Loitière, vicedirettore capo della rivista. Nell’antico Egitto, la materia nera veniva utilizzata nell’imbalsamazione: spesso era il risultato di una miscela di sostanze naturali come resine vegetali, cera d’api, ma anche grassi animali. Questo composto fu utilizzato dal Nuovo Regno Egizio fino al periodo greco-romano: gli scienziati ritengono che fosse utilizzato per la sua capacità biocida contro gli attacchi di insetti, funghi o batteri. Per quanto riguarda il suo aspetto dobbiamo risalire all’VIII secolo a.C. in Mesopotamia per trovare un nero davvero puro: “Sui mattoni di terracotta smaltata scoperti durante gli scavi nel palazzo di Khorsabad (nel nord dell’attuale Iraq, ndr), alcune parti della decorazione smaltata sono nere”, spiega Anne Bouquillon.
“Fisicamente, il nero assoluto è un materiale che assorbe tutta la luce”, sottolinea ancora a Le Figaro. “Non possiamo che muoverci verso un prodotto del genere e l’anilina è senza dubbio una delle prime pietre miliari”. Gli scienziati hanno ora sviluppato il “nero più nero”, un nero ancora più profondo con un assorbimento del 99,995%. “Produrre il nero è quindi solo una storia di luce, giocando sul suo assorbimento o sulle sue ombre” spiegano gli scienziati.