Entrando nella nuova e moderna sede di Scacf si respira fin da subito l’orgoglio di essere arrivati a compiere 50 anni di attività in grande forma! L’orgoglio di aver creato l’azienda leader del settore; l’orgoglio di aver costruito un’azienda sana che da 50 anni è presente sul mercato; l’orgoglio di aver seguito un percorso di crescita sulla base delle proprie e reali possibilità e percorrendo un cammino fatto di piccoli grandi passi a misura d’uomo. Quegli stessi uomini che hanno creato il primo stabilimento in un piccolo paese dell’Alto Tevere umbro.L’orgoglio di aver creato un’azienda che ad oggi vede al proprio interno 120 persone che ci lavorano e che attraverso macchinari e manodopera realizzano circa 75.000 cofani funebri l’anno.
“Un grande sogno inizia al tempo di un respiro” è lo slogan della campagna di comunicazione che accompagnerà il 2016 di Scacf (che aderisce ad Assocofani e FederlegnoArredo) e da queste semplici parole di capisce tutto l’animo che spinge l’azienda a superare questo traguardo. Con una filosofia che è propria di chi quotidianamente lavora fianco a fianco dei propri clienti, fornitori, dipendenti e collaboratori cercando di fornire loro tutto il supporto possibile, come se fosse una comunità di persone affiatate. Ecco, forse il segreto sta proprio in questo: vivere il lavoro come un’esperienza umana fatta di contatti e relazioni nella convinzione che la crescita e lo sviluppo non sia un “affare privato”, ma un bene collettivo.
A raccontare la storia di questa azienda sono proprio i due fondatori, Renato Sgoluppi (classe 1936) e Armando Pecorari, 78 anni. Sono ancora pronti a dare i loro consigli operativi in azienda e ad impartire “lezioni” alle nuove generazioni per gestire al meglio ordini e produzioni. La parola Scacf (all’inizio solo Cacf) è un acronimo che sta per “Società Costruzione Artigianale Casse Funebri” e nasce dalla volontà dei due fondatori, i quali si sono conosciuti da ragazzini e all’età di 14 anni si sono ritrovati insieme a lavorare all’interno di un mobilificio del territorio.
Signor Renato, come è nata l’azienda?
Nel 1965 dopo circa 13 anni di lavoro alle dipendenze in una fabbrica di costruzione mobili, abbiamo deciso di metterci in proprio, iniziando a costruire casse da morto. Il primo capannone era di 200 mq ed allora sembrava già tanta cosa, sufficiente per tutto il lavoro che ci si prospettava. Oggi la sola superficie coperta è di 32mila metri quadri tutta l’area aziendale è pari a 100mila metri quadri.
Signor Armando, un ricordo di quei tempi?
Come prima cosa voglio dire che io e Renato eravamo amici e vicini di casa e la nostra collaborazione è cresciuta grazie anche alle persone che ci hanno sempre voluto bene, a cominciare dal nostro datore di lavoro. Ricordo come se fosse oggi il “padrone” (cosi si chiamava allora ), uomo piccolo di statura ma con un grande cuore; così come lo era la moglie. Nei periodi in cui c’era cattivo tempo ed il fiume Tevere si ingrossava inondando strade e vie, la signora ci ospitava nella loro casa per pranzo, cena e anche di notte fino a quando il tempo tornava bello e potevamo rientrare. Sono storie di altri tempi, ma testimoniano come il lavoro, a quel tempo, era considerato per il suo effettivo valore e accanto all’aspetto professionale c’era sempre un calore e una riconoscenza umana. Sarò sempre grato a queste persone che mi hanno insegnato il vero significato della parola lavoro.
Sig. Renato, per costruire la vostra azienda avevate dei risparmi da parte?
Macchè! Non avevamo una lira e sulle nostre spalle gravavano anche le nostre famiglie con tanto di bambini piccoli. Ma avevamo una grande voglia di lavorare. Mi ricordo che fin da piccolo, pur di racimolare qualche soldo, andavo persino a prendere “il breccione” e con un martello la sera lo rompevo fino a renderlo di piccole dimensioni e adatto per l’edilizia stradale (allora le strade non erano asfaltate ed erano fatte tutte di breccia). Questo per dire che ci siamo sempre adattati a fare di tutto pur di guadagnare qualcosa. Quando decidemmo di costruire un capannone non avevamo una lira e per questo abbiamo letteralmente tirato su le mura con le nostre mani, di notte e nei fine settimana, con il prezioso aiuto di qualche muratore di zona, in cambio spesso del solo pasto. Erano altri tempi, dove valeva il senso di comunità ed ognuno dava una mano al vicino in cambio di poche cose che servivano alla sussistenza. Nel 1966 il capannone, con all’interno alcuni cavalletti e qualche metro di legno, era pronto e decidemmo così l’iscrizione alla camera di commercio e la costituzione della società.
A quel punto, signor Armando, eravate pronti per partire con la vostra avventura?
Direi proprio di no. Mancavano i macchinari e quelli non potevamo costruirceli da soli. Un amico ci presentò ad uno studio professionale che ci mise in contatto con la la Miliorconsorzi di Roma, la quale ci concedette un mutuo a 30 anni di 5 milioni delle vecchie lire al tasso del 1%. E’ questo fu per noi il primo grande aiuto che diede l’avvio a 50 anni di vita insieme. Ricordo ancora che eravamo alle stelle e il primo “investimento” fu una bella mangiata di abbacchio a Roma, subito dopo la firma del prestito.
Arrivati i primi macchinari, con costanza e pazienza, Armando e Renato andarono a presentare i primi prodotti agli impresari della zona, li invitarono in azienda a vedere di persona le casse e raccolsero molte opinioni positive attorno al loro progetto. Ma gli ordini ancora non arrivavano
Quando arrivarono i primi ordini, sig. Renato?
“Ricordo che un giorno presi a prestito un furgone di un amico, caricai sei casse funebri e cominciai a fare il giro della zona a presentare i prodotti, agenzia per agenzia. Tornai sconfortato dal fatto che, benché ci fosse interesse e necessità, le agenzie funebri del territorio erano già fornite da importanti costruttori, tutti del Nord Italia, i quali rappresentavano una garanzia di continuità e di qualità” Successivamente avvicinammo un rappresentate, che già vendeva le casse funebri , il quale vide le casse e ci suggerì di realizzare un catalogo prodotti. Realizzammo il primo catalogo formato da pochi prodotti, fu allora che il “rappresentante” cominciò a fare il suo lavoro e riportò subito il primo ordine di 36 casse.
Signor Armando, state raccontando la vostra storia con una freschezza che sembra vissuta da poco.
In realtà si tratta di 50 anni fa, ma non possiamo dimenticarcela. Anche perché tutto quanto detto finora è stato nell’arco di pochissimo tempo dalla creazione dell’azienda. Infatti dopo 4/5 mesi la piccola Cacf contava 10 dipendenti, spinta dal periodo favorevole (siamo a metà degli anni ’60) e dalla ferrea volontà mia e di Renato di proseguire sulla strada intrapresa. Nei mesi successivi, inoltre c’era bisogno di qualcuno che tenesse la prima contabilità e ci rivolgemmo ad un amico di paese che da anni lavorava in una grande fabbrica di macchine agricole del luogo, è lui che darà avvio ai primi documenti contabili di CACF e da allora, ancora oggi, è il veterano dell’amministrazione.
La voce di questa nostra piccola bottega che costruiva casse da morto si espande ed arriva fino alla vicina toscana. Ad Arezzo , una grossa impresa funebre crede subito in noi ed acquista casse in grande quantità dando stimolo e fiducia al lavoro di tutta la squadra che avevamo messo in piedi. Da lì altri grossi nomi della funeraria italiana fra cui Ofisa di Firenze e La Generale pompe funebri di Genova, iniziano ad acquistare il nostro prodotto e dopo oltre 40 anni sono ancora nostri clienti.
Ma come avete fatto signor Renato a stare al passo della forte concorrenza proveniente dal Nord Italia?
Intanto il lavoro non ci ha mai spaventato, in quanto fin da piccoli eravamo stati abituati a “sgobbare” senza guardare l’orologio. Un nostro caro amico diceva sempre: “noi siamo quelli della mezza salsiccia”, parafrasando questo detto voglio dire che nella vita ci vuole umiltà e sacrificio Inoltre anno dopo anno aumentavamo la produzione, investivamo in macchinari e aumentavamo gli spazi produttivi. Con l’arrivo delle nuove generazioni si è data un ulteriore spinta alle nostre attività, guidando l’azienda l’azienda in maniera ineccepibile, mettendo sempre al centro il cliente e la sua soddisfazione.
La storia continua, signor Armando, perché oggi siete un’azienda molto differente da allora.
Certo, eravamo solo all’inizio della nostra avventura. Infatti già nei primi anni ’80 si consolida anche il patrimonio immobiliare e Scacf amplia la proprietà di terreno industriale fino ad arrivare ai 98.000 mq. edificabili, dei quali circa 32.000 metri quadrati coperti dagli attuali stabilimenti. Con forze nuove all’interno e una rete vendita in continua espansione aumentano i dipendenti e volume di affari. Il nome dell’azienda venne divulgato dal passaparola dei clienti più che da forme pubblicitarie allora inesistenti e da li a poco nel decennio successivo inizia il periodo dei grandi investimenti che ha come apice la realizzazione una moderna unità produttiva, totalmente automatizzata gestita da un sistema centrale, che dalla falegnameria porta la cassa fino al reparto spedizioni senza nessuna manipolazione manuale. La modernità dell’impianto migliorò sensibilmente anche l’ambiente di lavoro, e rese altamente competitiva l’azienda nel mercato. L’attenzione di Scacf all’ambiente e il rispetto del territorio sono priorità alle quali Scacf non si sottrae. Uno dei più moderni impianti fotovoltaici dell’Umbria viene installato sui tetti degli stabilimenti per una superficie complessiva di 15mila metri quadri con una produzione energetica di 1.2 milioni di kw. Con questo importante investimento si può concretamente affermare che Scacf si rende autonoma nella richiesta di fabbisogno energetico e soprattutto produce energia pulita. Insomma una storia che da 50 anni segna la vita di molte persone e di molte altre aziende, partita “al tempo di un respiro” per arrivare ad essere “un grande sogno”.