Come asserito da Riccardo Rosa, Presidente di UCIMU-SISTEMI PER PRODURRE, l’industria italiana delle macchine utensili, robotica e automazione, nel corso del 2024 ha subito una brusca frenata con un calo della produzione a 6.745 milioni di euro, l’11,4% in meno rispetto all’anno precedente.
Dai dati si evidenzia una decisa contrazione delle consegne dei costruttori sul mercato domestico che ha determinato una discesa del 33,5% rispetto al 2023 collegabile a una bassa volontà di investimento da parte degli utilizzatori italiani.
La citata debolezza è misurabile con il dato del consumo domestico sceso a 3.795 milioni di euro, il 34,8% in meno rispetto all’anno precedente e dall’import che si è ridotto del 36,5%.
La capacità di operare sui mercati internazionali e l’alto contenuto tecnologico dei prodotti hanno permesso al settore di crescere nelle esportazioni del 6,3% rispetto al 2023, fino al nuovo valore record di 4.490 miliardi di euro.
Sulla base dei numeri proviamo a fare alcune considerazioni.
Il blocco del mercato interno è riconducibile a:
1) l’alta produzione dei due anni precedenti sostenuta dall’incentivo Transizione 4.0 collegato, principalmente, alla necessità di dotare le aziende di mezzi di produzione più avanzati tecnologicamente e con un grande contenuto di digitalizzazione.
2) Il tentativo di indirizzare le aziende manifatturiere italiane verso il new deal europeo impostato con Transizione 5.0 che non ha ancora potuto esprimere il proprio potenziale per i troppi ritardi fra annunci e operatività e anche per la complessità delle pratiche di accesso. Ora, forse, sarà accolta la richiesta di semplificare e, se diverrà operativa nel brevissimo termine, sarà ipotizzabile la realizzazione di una ripresa, durante l’anno 2025, che porterà a crescere del 7,2% il consumo di macchine utensili, robot e automazione in Italia.
Dobbiamo prendere atto che il mondo delle PMI nazionali ha difficoltà nello sviluppare le fasi di evoluzione necessarie per mantenere e, ove possibile, migliorare la propria competitività senza il sostegno di interventi sussidiari di natura pubblica.
Le famiglie, in gran parte ancora maggioritarie nelle quote di possesso delle aziende, in questo mondo in continua evoluzione, hanno difficoltà a sostenere i costi per: macchine e software per migliorare la propria produzione; ricerca e sviluppo; formazione del personale atto ad operare nei due comparti sopra indicati.
Preso atto che a fine 2025 dovrebbero estinguersi le incentivazioni collegate a Transizione 4.0 e 5.0, bisognerà trovare nuove frontiere di proposte attive che facilitino il crescere globale delle nostre aziende. Un’idea, che non porta costi aggiuntivi al bilancio statale ma solo trasposizione di entrate, potrebbe essere quella di permettere alle aziende di operare ammortamenti di nuovi beni strumentali e/o software strumentale alla modernizzazione di qualunque attività aziendale, con quote libere nei primi tre anni di ingresso del bene. Ciò permetterebbe alle imprese di tarare le quote in base al risultato economico dell’anno, recuperando imposte nel periodo più favorevole e assicurandosi così maggiore liquidità.
È poi il momento in cui va trovato il coraggio per maggiori investimenti produttivi. Per esempio, perché non si pensa a creare una holding finanziaria/industriale con investimenti pubblici e privati tendente a dare un futuro di sviluppo alle molte PMI che sono campioni nei loro rami di attività, ma, avendo una struttura prevalentemente familiare, potrebbero avere difficoltà nel continuare particolarmente perché la generazione successiva a quella che sta gestendo non si sente interessata o preparata a mantenere viva l’operatività?
Mi spiego con un esempio. Può essere che una ottima e redditizia PMI meccanica organizzata al meglio dal fondatore e in costante sviluppo, rischi il tracollo al termine dell’attività lavorativa del fondatore perché nella famiglia non emergono successori per svariati motivi: i figli hanno, giustamente, scelto di seguire altre vocazioni professionali oppure non si sentono di entrare. Ecco allora che per non disperdere questa attività industriale, o svenderla magari a stranieri, diviene importate l’intervento della sopracitata holding.
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