Non pare un caso che Cdo Milano, delegazione Pavia e Provincia abbia immaginato e favorito l’incontro pubblico di lunedì 18 marzo proprio all’interno del meraviglioso collegio Cairoli, luogo dove per antonomasia l’opportunità di socializzazione, collaborazione e reciproca solidarietà, trova linfa vitale attraverso soggetti che si confrontano e possono mettere in comune esperienze personali e culturali diverse.
Con lo stesso spirito di dialogo e dibattito intorno al tema proposto “Il buon imprenditore e il successo dell’impresa: un connubio possibile?” vengono presentati da Jacopo Chelazzi i tre relatori (tre amici) dai percorsi e dalle personalità così apparentemente differenti, ma allo stesso tempo così chiari nel proporre alla platea una decisa e comune linea di interpretazione della sfida dell’imprenditore alla ricerca “del bene” dell’azienda.
Il pomeriggio si sviluppa partendo dalle sollecitazioni riportate nell’intervista a papa Francesco (bellissima: non l’avete ancora letta? Sole 24 Ore 7 settembre 2018 “I soldi non si fanno con i soldi ma con il lavoro”) con cui si misurano gli interventi di Mons. Sanguineti – che rivendica la centralità del valore della persona dal punto di vista delle risorse personali, di un’economia che deve essere intessuta di rapporti e volti in uno scenario di veloce mutazione del mondo del lavoro – riconoscendo la sua presenza all’interno di una tavola rotonda del genere, non come una presenza fuori posto, ma centrata per quello sguardo che la Chiesa ha sempre avuto al fare impresa e verso quella che è – di fatto – esperienza dell’umano.
Se non risparmia aneddoti personali il Vescovo di Pavia, chi prende la parola dopo di lui – Giorgio Vittadini – è colui che conosce e racconta i desideri dell’imprenditorialità italiana tanto bene quanto a suo agio si trova con i numeri e la statistica. Tutti gli esempi, le provocazioni (ma voi lo sapete come Bialetti ha inventato la moka?) e le critiche ai falsi miti del liberismo, vengono utilizzati per delineare un quadro precisissimo della forza del genio italiano: generare e non standardizzare. La capacità di leggere la realtà e il desiderio come fattore di cambiamento sono per Vittadini l’imprescindibile partenza per un altro tipo di economia, in cui il gusto del lavoro e l’originalità permettono alla piccola impresa di resistere anche alla grande sfida del ricambio generazionale.
E proprio sulla soglia di un paradigma che cambia si innesta la testimonianza di Michele Serra, AD Mistral Tour Spa, imprenditore che ha lottato e modificato la sua aspirazione lungo la strada che da insegnante l’ha portato prima a trasformare l’azienda del suocero, per poi arrivare a scoprirsi imprenditore nel momento del rifiuto dell’acquisizione della sua azienda da parte di un grande gruppo. Per Serra la propria realizzazione non è quindi solo ricevere premi prestigiosi (ultimo in ordine di tempo quello assegnato da Industria Felix Magazine in collaborazione con Cerved alle 53 imprese più competitive e primatiste di bilancio di Piemonte, Liguria e Valle d’Aosta), ma avviene nel momento in cui si inverte la prospettiva, smettendo di piegare la realtà alla propria ambizione e iniziando a servirla. Riemergono forti nel suo intervento i temi della creatività, della visione d’insieme, del valorizzare le risorse, e di soluzioni di welfare in azienda non intese come mezzo di mera generosità.
Alla fine della serata si respira un clima pieno, di volti ed esperienze. Di qualcuno che forse era arrivato con delle domande e ne è uscito con degli spunti, con un nuovo slancio per il proseguo del suo percorso personale. Una serata dai toni informali che, come nella più affermata tradizione Cdo, offre spazio di ragionamento sull’urgenza che guida i processi e le sfide di tutti i giorni, attraverso delle testimonianze e una reale compagnia al lavoro.
(Francesca Caporale, Staff srl)