Inchiesta Milano, cosa è emerso dagli interrogatori e cosa può succedere ora: da Tancredi a Marinoni. Sala resta in sella: “agito per dovere”

L’INTERROGATORIO DI TANCREDI E LA POSIZIONE DEL GIP DI MILANO: LE NOVITÀ SULL’INCHIESTA URBANISTICA

Ridotta la luce dei riflettori in attesa della decisione del Tribunale del Riesame sui ricorsi presentati dagli arrestati dell’inchiesta sull’urbanistica a Milano, la vicenda politica si “mischia” a quella giudiziaria ed entrambe presentano un conto tutt’altro che “minimo” alla città sotto la Madonnina. La Giunta Sala è rimasta in sella, con l’attesa di nominare il nuovo assessore all’Urbanistica dopo l’uscita di scena di Tancredi, al momento agli arresti domiciliari, ma rappresenta uno dei vulnus nazionali non da poco per il campo largo progressista (specie perché il M5s non hai mai rinnegato la richiesta di dimissioni sul sindaco di Milano).



Negli scorsi giorni sono emerse anche a livello pubblico sul “Corriere della Sera” e sull’agenzia LaPresse alcuni stralci degli interrogatori davanti al gip Fiorentini dei vari indagati, su tutti l’ex assessore alla Rigenerazione Urbana Giancarlo Tancredi: «rileggendo le chat dell’inchiesta alcune sono imbarazzanti», ammette l’ex uomo di fiducia del sindaco al centro delle indagini per i suoi legami con il Presidente della Commissione Paesaggio, l’architetto Marinoni. Ciò che emerge infatti, secondo l’accusa, è un sistema parallelo e oscuro di pareri pilotati e conflitti di interesse ampiamente noti a Palazzo Marino: sebbene tutti gli indagati ribadiscono la propria innocenza, Tancredi ammette che alcune assegnazioni sarebbero potute essere evitate proprio per evitare conflitti.



Inchiesta Giunta Milano, l’ex assessore Tancredi con il sindaco Sala (ANSA 2025, Mourad Balti Touati)

«Forse avrei fatto meglio a non farlo», spiega l’ex assessore in merito ai rapporti con Marinoni che avrebbero potuto creare quell’imbarazzo oggi al centro dell’inchiesta, anche se aggiunge «in quella fase il conflitto di interessi era solo nel momento della presentazione di un progetto». Il n.1 della Commissione Paesaggio è considerato dai pm di Milano un uomo “a libro paga” di costruttori e imprenditori legati all’urbanistica milanese, e l’accusa per Tancredi è che a sua volta lui fungesse da parafulmine segnando i vari patrocini ai progetti gestiti da Marinoni.



Pur agendo per l’interesse pubblico e senza – dice – ricevere alcuna somma di denaro – Tancredi spiega di aver prestato attenzione e fiducia «nella buona fede di questa persona» senza però essere al corrente di quello che avveniva dietro le quinte.

INTANTO IL SINDACO SALA NON MOLLA: “SONO PROVATO, POSSONO ESSERCI STATI ERRORI”

La replica fatta dai procuratori di Milano a Tancredi e agli altri indagati nella maxi inchiesta contro l’urbanistica “pilotata” a Palazzo Marino è piuttosto netta e viene riportata dagli stralci su “LaPresse” degli interrogatori avvenuti lo scorso 23 luglio. Il pm Filippini all’ex assessore ha criticato l’aver consegnato il pieno «comando ai privati, svuotando le funzioni amministrative, questa è l’accusa che le viene mossa come assessore».

Giuseppe Sala, il sindaco di Milano in Consiglio Comunale (ANSA 2025, Mourad Balti Touati)

In aggiunta – riporta il “Fatto Quotidiano” – è anche il Gip Fiorentini ad aver commentato durante gli interrogatori la decisione di andare a fondo nelle indagini in quanto non può essere ignorato come «i conflitti di interesse emersi» erano «noti alla Giunta Sala», e addirittura nel caso di Marinoni «erano stati creati consapevolmente da essa conferendogli nel 2023 il patrocinio gratuito per uno studio sulla riqualificazione dei principali snodi cittadini».

L’architetto era presidente in carica a pieno titolo della Commissione Paesaggio ma si è ritrovato patrocinato per lo “snodo Marinoni”: «forse era meglio non farlo», ripete ancora l’ex assessore Tancredi rileggendo a ritroso le scelte fatte negli ultimi anni sull’urbanistica. Tutto andrà però evidenziato, verificato ed eventualmente confermato in sede di processo, ma per il momento permane lo snodo politico e la bufera sulla Giunta di Beppe Sala.

Intervistato oggi da Rtl 102.5, il sindaco di Milano ha ribadito la sua volontà di non mollare la carica a meno di 2 anni dalle prossime Elezioni Comunali: «sono provato, non è piacevole, ma rivendico gran parte delle operazioni edilizie a Milano» in quanto fatte «per il dovere di sindaco e per il bene della città».

Avvisato alle 10 di sera dal direttore del Corriere Luciano Fontana che era stato indagato nella maxi inchiesta sull’urbanistica, Sala contesta il metodo di una magistratura che avvisa prima i media dei diretti interessati: «è inaccettabile» e giudica molto positive le parole della Premier Meloni che aveva sottolineato quanto non debbano essere gli avvisi di garanzia a definire la capacità di governare di un sindaco. «Sono parole che mi hanno fatto piacere, sono parole corrette, non si può essere legalitari a corrente alternata», conclude il primo cittadino con una punta di frecciata agli alleati nel Centrosinistra che hanno richiesto le sue dimissioni (vedasi Conte e M5s).