Trump potrebbe incontrare Putin a giorni. Sarebbe un vertice importante perché permetterebbe agli Usa di sintonizzarsi sulle trattative
Nei prossimi giorni potrebbe tenersi un vertice tra Trump e Putin. Dall’incontro dell’inviato speciale Steve Witkoff con il presidente della Federazione Russa che ha avuto luogo mercoledì, la diplomazia ha subìto una forte accelerazione di cui si potrebbero – il condizionale è d’obbligo – vedere i primi risultati già settimana prossima negli Emirati Arabi (sembra questa la sede prescelta).
Il Sussidiario ha commentato questi ultimi sviluppi della guerra in Ucraina con il generale Maurizio Boni, generale di Corpo d’armata e opinionista di Analisi Difesa.
Si parla con insistenza di un possibile incontro tra Trump e Putin nei prossimi giorni. Sembra una possibilità concreta. Che ne pensa?
Sarebbe un incontro sicuramente molto, molto importante, anche se probabilmente non decisivo. È possibile che i tempi siano maturi perché si incontrino i due massimi protagonisti, Putin e Trump, e non più quelli che devono preparare il terreno e realizzare le condizioni perché l’incontro possa avvenire.
Perché lo definisce importante ma non decisivo?
Perché la sua utilità starebbe probabilmente nel mettere Trump in condizione per capire cosa deve fare in futuro. Secondo me Trump adesso si trova di fronte a un bivio: deve prendere una decisione riguardo all’escalation. A mio avviso ci sono due ipotesi “estreme”, per dir così.
Ce le può spiegare?
La prima è che Trump voglia evitare l’escalation. Ovviamente ce lo auguriamo tutti. Ma questo significa sbarazzarsi di guerrafondai come il senatore Lindsey Graham, che è uno dei maggiori fautori del confronto drastico con la Russia a tutti i costi. Non basta, perché Trump deve indurre quindi Zelensky ad accettare le condizioni di Mosca, e soprattutto deve far sì che gli europei non sabotino il suo possibile piano di pace.
E l’altra ipotesi?
Al secondo estremo troviamo lo scenario opposto. In questo caso, secondo Trump ogni escalation è gestibile – o lui si illude che lo sia –, quindi non scarica i guerrafondai, in qualche modo li asseconda, non fa pressioni su Zelensky e soprattutto si assicura che gli europei sostengano la sua visione. Ecco perché l’incontro sarà molto importante. Trump potrà capire esattamente quali spazi di manovra ha.
A suo avviso, cosa si sono detti davvero Putin e l’inviato speciale Witkoff nel loro incontro al Cremlino?
Nessuna delle due parti ha rilasciato dichiarazioni, ma probabilmente era l’incontro finale per creare le condizioni necessarie affinché i due leader si vedano di persona per discutere personalmente del conflitto e del modo per uscirne. Non scordiamoci poi che Witkoff è stato ricevuto da Kirill Dmitriev, uno dei consiglieri speciali di Putin, ma soprattutto il presidente del Fondo Russo per gli investimenti sovrani.
Cosa significa?
Sta a dire che la dimensione commerciale delle relazioni tra la Russia e gli Stati Uniti è un tema centrale. Nessuna delle due parti, secondo me, ha intenzione di compromettere i rapporti proprio in vista di questi accordi; anche se in ogni caso per i russi la posta in gioco va al di là di un semplice accordo commerciale con gli Stati Uniti.
Sappiamo che Trump vorrebbe anche Zelensky all’incontro con Putin (l’ipotesi è stata scartata dalla Casa Bianca nella serata di ieri, ndr). Secondo lei è possibile?
In questo momento ritengo che sia decisamente prematuro. I russi non lo accetterebbero. È vero che Trump vorrebbe Zelensky in un secondo momento al tavolo dei negoziati. Ma è una ipotesi tutta da costruire.
Secondo lei che ruolo può avere l’Europa concretamente in questa fase?
In questo momento l’Europa non sta toccando palla nei negoziati. Il presidente americano pretende che il suo disegno non sia ostacolato da una Unione Europea che attualmente non va al di là della ricerca di un confronto ostile con la Russia. Non ho sentito un Paese europeo parlare di ipotesi differenti.
Quali sono le ultime news per quanto riguarda gli sviluppi del conflitto?
Dal punto di vista militare i russi stanno procedendo e ottengono sviluppi significativi su ogni settore del fronte, a cominciare da quelli particolarmente importanti del Donbass, con Pokrovs’k che oramai è completamente circondata, e poi nel Sud, nel settore di Zaporižžja, dove ci sono iniziative importanti che saranno, credo, sempre più visibili e significative col passare delle settimane.
Una volta debellate e neutralizzate le difese ucraine più significative, in località come Pokrovs’k e Kramators’k, che erano le postazioni difensive più organizzate e celebri dell’esercito ucraino, resta praticamente poco, poco o niente. C’è anche pochissimo tempo per realizzare nuove difese, e ci sono pochissimi uomini per far fronte alle nuove esigenze difensive.
Cosa dicono le analisi degli esperti?
È significativo che alcuni analisti occidentali prima molto prudenti perché pro-Kiev, e dunque molto cauti a fornire valutazioni pessimiste della performance dell’esercito ucraino, adesso si mostrino preoccupati della tenuta del fronte. Ammettono che il Donbass non potrebbe resistere più di 2-3 mesi. Significa che l’offensiva russa estiva potrebbe avere un successo praticamente definitivo, almeno in Donbass.
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