In India nella giornata di domani verrà consacrato ufficialmente quello che diventerà il tempio indù più importante per i fedeli di Rama, tra le divinità più importanti della religione induista. Un evento storico, soprattutto perché il tempio (almeno figurativamente) chiude una diatriba che risale addirittura al 1949, ma che rischia di trasformarsi in una vera e propria miccia per le tensioni tra indù e musulmani.
L’India, infatti, ha una lunga storia di opposizione tra indù e musulmani, iniziata fin da quando nel 1500 la dinastia Moghul di religione islamica prese il potere, poi conquistato dai britannici nel 19esimo secolo ed, infine, tornato nelle mani degli indiani che, proclamando l’indipendenza nel 1947, scelsero un orientamento laico. L’induismo, poi, subì un tracollo dopo l’assassinio, per mano di un nazionalista, del Mahatma Gandhi nel 1948. Narendra Damodardas Modi, divenuto primo ministro dell’India nel 2014, promise di porre fine alla diatriba tra indù e musulmani, anche se negli anni le opposizioni tra i gruppi si sono intensificate. Secondo i musulmani, infatti, l’attuale primo ministro ha promesso un eguale trattamento ai due gruppi religiosi, ma negli anni ha quasi esclusivamente favorito gli indù, essendo lui stesso induista.
India: il nuovo tempio indù accende la reazione dei musulmani
Insomma, in questi anni l’India ha visto momento più o meno accesi di scontri tra indù e musulmani, come quello che riguarda proprio il sito su cui sorge il nuovo tempio induista, peraltro da sempre al centro delle rivendicazioni di entrambi i gruppi. Lì, infatti, nel 1500 venne costruita una moschea, poi abbattuta dagli estremisti indù nel 1992. Ne seguirono numerosi scontri, anche armati, che portarono alla morte nella sola Mumbai, di 900 persone.
Sia i musulmani che gli indù ritengono che quel sito in India fosse storicamente di proprietà del proprio gruppo religioso, mentre gli induisti accusarono la dinastia Moghul di aver distrutto, per far posto alla moschea, un tempio antichissimo. Sono seguiti anni di battaglie, anche legali, culminati con la sentenza della Corte Suprema indiana del 2019 con cui venne concessa l’area agli induisti, oltre che un sito analogo per la ricostruzione della moschea. Allo stato attuale, l’India per il nuovo tempio degli indù ha raccolto 220 milioni di dollari, mentre la moschea per i musulmani altro non è che un progetto semi abbandonato a se stesso.