L'Indonesia annuncia l'accoglienza di 1000 profughi da Gaza: un gesto concreto in mezzo all'indifferenza globale. Il Presidente Prabowo: "È solo l'inizio"
In uno scenario in cui la comunità internazionale pare paralizzata dinnanzi alla catastrofe umanitaria di Gaza, l’Indonesia compie un passo tanto storico quanto sorprendente: il Presidente Prabowo Subianto, con un annuncio che ha fatto in breve tempo il giro del mondo, ha dichiarato che il Paese è pronto ad accogliere fino a 1000 civili palestinesi in fuga dall’inferno della Striscia.
Feriti gravi, bambini traumatizzati, donne sole: saranno loro i primi beneficiari di questa operazione che – seppur temporanea – rappresenta una delle poche luci in un panorama internazionale sempre più cupo e drammatico.
La decisione arriva in un momento particolarmente delicato, proprio mentre Prabowo si appresta a far visita a diversi Paesi del Medio Oriente e la Turchia, dove la questione palestinese sarà al centro dei colloqui diplomatici: “Abbiamo già dato mandato al nostro ministro degli Esteri di avviare immediatamente i contatti con le autorità palestinesi e con tutte le organizzazioni coinvolte”, ha spiegato il presidente indonesiano.
Ma c’è una precisazione importante da fare: si tratta di un’accoglienza temporanea, pensata per dare sollievo e supporto immediato a chi ha perso tutto, nell’attesa che Gaza diventi di nuovo un luogo vivibile e sicuro.
L’Indonesia non è nuova a gesti di tale portata: con la sua posizione di Paese non allineato ma fortemente impegnato nella difesa dei diritti umani, Giacarta ha sempre mantenuto una posizione chiara sul conflitto israelo-palestinese, tanto che già nei mesi scorsi, aveva inviato squadre mediche e aiuti umanitari nella Striscia, dove i suoi operatori lavorano in condizioni al limite della sopravvivenza, spesso sotto bombardamento.
“I nostri medici e soldati stanno facendo miracoli in un inferno”, ha detto Prabowo, ringraziando pubblicamente chi rischia la vita ogni giorno.
Indonesia-Palestina: un ponte umanitario che sfida la geopolitica
Dietro la mossa dell’Indonesia c’è una storia lunga decenni: già nel 1947, quando le Nazioni Unite discussero per la prima volta della spartizione della Palestina, Giacarta si schierò senza esitazione dalla parte dei palestinesi e oggi – con questa audace presa di posizione – il Paese a maggioranza musulmana più popoloso al mondo riattiva il suo ruolo di attore globale, dimostrando che esiste un’alternativa all’immobilismo delle grandi potenze internazionali.
Ma come funzionerà concretamente l’operazione? I primi 1000 profughi, selezionati tra i casi più gravi e urgenti, dovrebbero arrivare in Indonesia nei prossimi mesi, dove verranno collocati in strutture temporanee e riceveranno assistenza medica e psicologica; il governo indonesiano sta lavorando a un piano dettagliato che coinvolga anche le organizzazioni internazionali come la Mezzaluna Rossa.
Ma non mancano le critiche e le perplessità in merito all’iniziativa indonesiana: alcuni osservatori rimarcano che mille persone sono una goccia nel mare rispetto ai 2 milioni di gazawi in cerca di salvezza, mentre altri hanno il timore che questa iniziativa possa essere strumentalizzata politicamente.
Ma Prabowo ha risposto prontamente a tono: “Non stiamo facendo calcoli politici, stiamo rispondendo a un’emergenza umanitaria. Se altri Paesi seguiranno il nostro esempio, potremo salvare molte più vite“.
Nel frattempo, i numeri del conflitto continuano a urlare la loro tragedia: oltre 50.000 morti secondo le autorità locali, il 70% dei quali civili, con intere famiglie cancellate e un popolo allo stremo. In questo contesto drammatico, la mossa dell’Indonesia – anche se temporanea e limitata – si carica di un valore simbolico importante, dimostrando che qualcuno, da qualche parte nel mondo, non ha dimenticato Gaza.