ISTAT, a luglio inflazione aumentata dello 0,2%. Su base annua più 1,1%. In Europa scende: un messaggio per la BCE e i tassi di interesse
L’Istat ha reso noto la stima preliminare dell’inflazione al consumo relativa al mese di agosto che sta per concludersi. L’indice nazionale dei prezzi al consumo per l’intera collettività (NIC), che a differenza di quello europeo armonizzato include anche i tabacchi, risulta aumentato dello 0,2% rispetto al mese di luglio e dell’1,1% rispetto ad agosto dello scorso anno, mostrando una riduzione del tasso tendenziale che lo scorso mese si era invece attestato all’ 1,3%.
Il nuovo dato dimostra come la risalita di luglio sia stato un fenomeno transitorio e conferma quanto sosteniamo da almeno un anno a questa parte, e cioè il fatto che il fenomeno inflattivo risulti in pratica completamente scomparso dall’economia italiana. È infatti da ottobre 2023 che il tasso tendenziale si è stabilmente collocato al di sotto del valore obiettivo del 2% perseguito dalle politiche monetarie della BCE. In quel mese si attestò all’1,7%, tuttavia in ben sette dei dieci mesi trascorsi da allora è rimasto senza problemi sotto l’1%, valore che ha superato transitoriamente solo due volte, nel mese di marzo con l’1,2% e in luglio con l’1,3%. Il dato medio di questi dieci mesi è stato appena lo 0,9%, un valore assolutamente fisiologico e tale da confermare la definitiva archiviazione delle preoccupazioni sull’inflazione che avevano caratterizzato il biennio compreso tra la seconda metà del 2021 e la prima del 2023.
Quali comparti hanno contribuito a frenare allo 0,2% la crescita mensile dell’indice e quali invece hanno operato nella direzione opposta? I beni energetici non regolamentati (-1,0% nel mese) e i beni alimentari non lavorati (-0,6%) hanno rappresentato i principali settori frenanti, mentre sul versante opposto i rialzi maggiori hanno riguardato gli energetici regolamentati (+3,2% nel mese), i servizi relativi ai trasporti (+1,9%) per lo più a causa di fattori stagionali, in particolare nel comparto dei viaggi aerei per il consistente incremento di domanda, e gli alimentari lavorati (+0,9%).
In relazione ai tassi tendenziali il rallentamento del tasso d’inflazione riflette in primo luogo l’ampliarsi della flessione degli energetici non regolamentati (il cui tendenziale passa da -6,0% a -8,6%) mentre sul versante opposto accelerano gli energetici regolamentati (dall’11,7% al 14,0%), i servizi (dal 3,0% al 3,2%), tra i quali in particolare i servizi di trasporto (dal 2,2% al 2,9%), e gli alimentari lavorati (dall’1,6% all’1,8%). I beni diversi dagli energetici e dagli alimentari mostrano invece prezzi assolutamente stabili, con un tendenziale pari appena allo 0,1%, in riduzione dallo 0,3% di luglio.
In agosto l’inflazione di fondo, al netto degli energetici e degli alimentari freschi, è lievemente salita (al 2,0% dall’1,9% di luglio), così come quella al netto dei soli beni energetici (all’1,9% dall’1,8% di luglio). L’inflazione acquisita per il 2024 è ora pari all’1,1% per l’indice generale e al 2,2% per la componente di fondo.
A questo punto, considerando che anche l’inflazione tedesca è rientrata per la prima volta entro il tendenziale del 2% (all’1,9%) e che nell’intera eurozona è stimata al 2,2%, possiamo dire che la palla sia stata lanciata ieri dai prezzi alla metà campo della BCE e dei suoi tuttora molto alti tassi d’interesse? Sarà la volta buona che il board si convincerà a un programma di progressiva riduzione per l’autunno?
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