Secondo l'Istat a luglio 2025 l'inflazione è rimasta invariata su base annuale all'1,7%: sono aumentati, però, i costi per i generi alimentari

Sono stati pubblicati in queste ore i dati relativi ai prezzi al consumo per il mese di luglio 2025 raccolti dall’Istat nel corso delle ultime settimane e che sembrano certificare che l’inflazione nell’ultimo mese è rimasta stabile su base annua, ma sono al contempo anche aumentati i prezzi della maggior parte dei beni più acquistati tra gli alimentari e i servizi; mentre si regista una positiva diminuzione di quelli relativi all’energia elettrica.



Nel dettaglio, secondo quanto riporta l’Istat nel report con i dati definitivi sul mese di luglio 2025, l’inflazione si è attestata all’1,7% confermando il dato annuale già stimato il mese precedente, mentre nel confronto con il mese di giugno l’aumento inflazionistico è stato di 0,4 punti percentuali: in tal senso, l’indice dell’inflazione definita “di fondo” – ovvero che non tiene conto dei prezzi energetici e alimentari – nel settimo mese dell’anno è stata pari a un invariato 2%; ma è accelerata – pur di solo 0,1 punti percentuali – quella dei beni energetici (oggi al 2,2%).



I dati nazionali dell’inflazione: secondo l’Istat è nettamente maggiore al Sud e inferiore sulle Isole

Entrando ancora più nel merito dei dati raccolti dall’Istat, comunque, si nota che la dinamica dell’inflazione è trainata da dati piuttosto altalenati tra aumenti e diminuzioni nei singoli beni al consumo: sono, infatti, aumentati in modo consistente i prezzi dei generi alimentari che oggi viaggiano tra il 5,1% per quelli non lavorati (+0,9 rispetto allo scorso anno) e il 2,8% per quelli lavorati (qui +0,1%); mentre è nettamente diminuita l’inflazione che grava sui beni energetici, pari al 17,1% che rappresenta una diminuzione di 5,5 punti percentuali rispetto al 22,6 dello scorso giugno.



Istat logo (Foto: ANSA/ ETTORE FERRARI)

La media nazionale dell’inflazione (considerando anche le altre voci del report relative alle singole spese), insomma, a luglio è stata pari all’1,7% ma interessante è anche soffermarci sulla ripartizione territoriale e regione: nel primo caso, infatti, quel dato si riscontra in tutta l’area Nord-Est del territorio, ma è superiore di 0,2 punti percentuali nel Sud; mentre è sensibilmente minore (-0,1%) al Centro e (-0,3%) nel Nord-Ovest e nelle Isole.

Le regioni in cui si paga una maggiore inflazione sono soprattutto Puglia (2,2), Calabria (2,1) e Veneto (2,0) e mentre il solo Lazio conferma il dato medio nazionale; al contempo realtà come la Lombardia, il Molise e la Valle d’Aosta viaggiano abbondantemente sotto la media con dati compresi tra l’1,3% del territorio lombardo, lo 0,8 di quello molisano e – addirittura – lo 0,7 valdostano.