Epidemia di influenza in Giappone, quali sono i rischi che il virus possa diffondersi rapidamente anche in Europa, le raccomandazioni dell'Oms
Influenza, è allarme epidemia nazionale in Giappone dopo l’aumento di contagi, arrivati ormai a oltre 6mila casi con moltissimi ricoveri e una incidenza particolarmente alta tra i minori di 14 anni. Un problema che le autorità sanitarie stanno cercando di affrontare senza alimentare allarmismi, pur preallertando gli altri paesi sui rischi che il virus possa diffondersi rapidamente anche in altre zone e passare attraverso , soprattutto con l’arrivo della stagione fredda che solitamente coincide anche con il picco della comparsa di sintomi.
Alcune misure straordinarie sono state introdotte per cercare di arginare le infezioni, con chiusura delle scuole e raccomandazioni sulle norme di prevenzione, che come per il periodo della pandemia sono soprattutto quelle igieniche del lavaggio frequente delle mani, protezione delle vie aeree con mascherina e riduzione al minimo dei contatti soprattutto in luoghi affollati. In precedenza lo stesso fenomeno, seppure più contenuto si era verificato con un mese di anticipo anche in Australia, il che ha confermato la pericolosità che la malattia possa presto passare attraverso i continenti anche a causa del flusso di viaggiatori.

Epidemia di influenza in Giappone, i rischi per l’Europa e le raccomandazioni di prevenzione
L’epidemia di influenza che si sta verificando in Giappone può costituire un campanello di allarme anche per l’Europa in quanto dimostra, come hanno confermato le autorità sanitarie internazionali, che il virus stagionale H3N2 è particolarmente aggressivo e si diffonde più rapidamente del previsto. Come tutti gli anni, durante l’autunno per prevenire un picco di contagi è iniziata la campagna per la somministrazione del vaccino, raccomandato soprattutto per bambini, donne in gravidanza, anziani e persone fragili con condizioni di salute precarie o malattie pregresse.
L’Oms ha correlato l’alto numero di persone malate, in anticipo rispetto al solito periodo con il cambiamento climatico, ma anche con una maggiore frequenza dei viaggi all’estero che potrebbe aver favorito il passaggio tra diversi paesi e che quindi potrebbe contribuire come fattore anche alla trasmissione in aree che risultano ancora poco esposte.
