Un nuovo studio conferma che l'inquinamento aumenta l'incidenza della demenza e dell'Alzheimer: i responsabili sarebbero il PM2.5, l'NO2 e la fuliggine
Aumentano sempre di più gli studi che sembrano confermare una correlazione diretta tra l’inquinamento e l’aumento dei casi di demenza e Alzheimer che si registrano in tutto il mondo, con un nuovo studio condotto dall’Università di Cambridge che ha preso in esame altri 51 studi pubblicati nel corso degli ultimi anni che hanno coinvolto complessivamente più di 29 milioni di persone provenienti da ogni parte del mondo.
La correlazione tra inquinamento e demenza – a sua volta collegata all’Alzheimer – non è certo una novità, tanto che ve ne avevamo già parlato in quest’altro articolo che faceva riferimento a uno studio condotto dall’Università di Copenaghen; ma mai prima di questo momento erano state prese in esame tante persone quante ne sono finite protagoniste dello studio britannico e per la prima volta si è riusciti anche a stimare l’effettivo impatto dei noti inquinanti che si trovano nelle nostre città.
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Secondo i ricercatori, infatti, i principali responsabili all’interno dell’ampio termine di “inquinamento” di questa singolare dinamica sarebbero il PM2.5, l’NO2 e la fuliggine: il primo è la forma più sottile di inquinante collegato agli scarichi delle automobili, alle emissioni industriali e al gas usato come combustibile; mentre il secondo – anche noto come “biossido d’azoto” – è collegato soprattutto ai combustibili fossili e la terza si trova in larga parte nelle emissioni delle legno combusto.
Stando ai dati stimati dai ricercatori per stimolare la demenza collegata all’inquinamento basterebbero anche bassissime concentrazioni dei tre inquinanti: nel dettaglio 10 microgrammi per metro cubo (µg/m³) di PM2.5 aumenterebbero il rischio di malattie degenerative del 17%, con un ulteriore 3% di aumento del rischio dovuto all’NO2 e – decisamente non da meno – un altro 13% che si aggiunge considerando anche la fuliggine.
Gli effetti dell’inquinamento – in altre parole – sono potenzialmente devastanti perché in tutto il mondo i livelli di inquinanti nell’aria sono altissimi: in Italia, per esempio, lo scorso anno a Napoli e Palermo i livelli di NO2 erano di 40µg/m³, con Milano, Como, Catania, Torino e Roma sopra al dato dei 30µg/m³; mentre al contempo nel 2023 il PM2.5 era inferiore o pari ai 10µg/m³ solamente in 14 città, con Padova, Vicenza, Cremona, Treviso, Bergamo e Verona superiori alla soglia dei 20µg/m³.