Una presunta insegnante 49enne è stata condannata dalla Corte dei Conti della Lombardia a restituire 247.673,41 euro. La donna, di Como, secondo i giudici avrebbe insegnato per quasi 20 anni in scuole materne, elementari e anche licei senza laurea. L'”insegnante”, come riporta Il Giorno, aveva presentato titoli di studio contraffatti. Per tutta la vita, dunque, aveva incassato uno stipendio da docente dal ministero delle Finanze e in minima parte dagli istituti scolastici. La farsa della donna è stata scoperta il 19 ottobre del 2020, quando un dirigente scolastico di un istituto tecnico di Como si è messo a controllare le dichiarazioni presentate dalla donna, di nome Viviana Mazzoni.
La “docente”, che un mese prima aveva ottenuto l’incarico come “docente laureato della scuola secondaria di secondo grado”, non aveva mai conseguito la laurea di Lingue e letterature straniere alla Iulm, che aveva dichiarato. Oltretutto non aveva nemmeno il diploma magistrale alla paritaria Matilde di Canossa di Como. Una mail della dirigente della segreteria studenti della Iulm ha confermato, in data 9 aprile del 2021 “l’apocrifia dei documenti prodotti dalla signora Mazzoni”.
Insegna nei licei senza laurea: presunta insegnante costretta a pagare quasi 248.000 euro
Non solo la Iulm: anche l’istituto paritario Matilde di Canossa di Como ha assicurato che il nominativo della 49enne “non compare su nessun registro perpetuo dei diplomi”. Dunque, Viviana Mazzoni, aveva contraffatto le qualifiche: non aveva né laurea né diploma. In seguito alla scoperta è scattata la denuncia. Le indagini hanno appurato che la donna insegnava senza titoli già dall’anno scolastico 2003-2004, quando ha fatto due sostituzioni: una all’Istituto comprensivo di Uggiate Trevano e l’altra nel comprensivo di Lurate Caccivio.
Per anni, inoltre, Mazzoni ha fatto supplenze che le sono state retribuite in totale per 232.957,80 euro dal ministero delle Finanze e per 16.781,88 dai vari istituti. Il 13 gennaio 2022 la Procura ha chiesto il rinvio a giudizio per la “docente” comasca e lo scorso lunedì, 11 dicembre, la Corte dei Conti della Lombardia ha depositato la sentenza di condanna. Accolte quasi in toto le richieste dell’accusa: la 49enne è stata condannata a risarcire quasi 248.000 euro.