Cala l'insicurezza alimentare in Italia: il dato, secondo l'Istat, è maggiore al Sud e tra i cittadini con uno scarso livello di istruzione
Sono stati pubblicati in queste ore i dati più aggiornati sull’andamento dell’insicurezza alimentare in Italia, raccolti nel corso del 2024 dall’Istat e rapporti a quelli – raccolti in questo caso dalla FAO dell’ONU – mondiali, con particolare attenzione per il contesto europeo: dati che, fortunatamente, sembrano mostrare una diminuzione rispetto all’ultimo decennio, ma che al contempo – sia in Italia che nel mondo – presentano ancora profondi divari territoriali.
A livello generale, infatti, l’insicurezza alimentare “grave o moderata” secondo la FAO colpisce in tutto il mondo circa il 28% della popolazione, con una netta prevalenza nei contesti svantaggiati (come il continente africano che supera il 58,9%) e l’Europa che occupa l’ultimo posto della classifica con appena il 6,8% dei cittadini in contesti di insicurezza alimentare.
Soffermandoci sul contesto europeo, è interessante notare che l’insicurezza alimentare considerata come la difficoltà a reperire almeno un pasto proteico ogni due giorni colpisce circa il 6,4% della popolazione: l’Italia in questo contesto è 19esima con un’incidenza del 9,9% appena sotto a contesti come la Francia (10,2%), la Germania (11,2%) e – fanalino di coda della lista – la Bulgaria (18,7%); mente fanno nettamente meglio realtà come Cipro e l’Irlanda che sono sotto il 2 per cento.
Il report Istat sull’insicurezza alimentare: in Italia quasi un cittadino su dieci non può permettersi un pasto proteico
Lasciando da parte l’Europa, secondo i dati raccolti dall’Istat attualmente in Italia circa il 5,5% della popolazione presenta almeno uno degli otto indicatori del rischio di insicurezza alimentare con una larga maggioranza (4,3%) di chi può permettersi solamente alcune tipologie di alimenti: positivo, in tal senso, che i due segnali considerati più gravi – ovvero non mangiare per un giorno intero e non poter soddisfare la fame al bisogno – sonno entrambi sotto l’1 per cento.

Al di là dei segnali di rischio, coloro che si trovano in un contesto di insicurezza alimentare grave o moderata attualmente sono pari all’1,3% della popolazione italiana e qui emergono le prime sostanziali differente territoriali: infatti questo stesso dato nel Nord della penisola è pari allo 0,6% dei residenti, ma cresce fiono al 2,7% se guardiamo al solo Sud; mentre risulta essere maggiore anche nelle città rispetto alle aree rurali (1,6% vs 0,9%), tra gli stranieri (1,8 per cento, 0,5 punti in più rispetto agli italiani) e tra coloro che si trovano limitati da problemi di salute.
Differenti – ma solo in parte -, invece, i dati territoriali relativi all’insicurezza alimentare intesa come non potersi permettere un pasto proteico ogni due giorni, con il Nord che risulta essere in linea con la media nazionale (dicevamo prima: il 9,9%) e il Sud che arriva fino al 12,1 per cento: qui, però, il dato è maggiore nelle aree rurali (12,5% rispetto al 9% delle città) e non sembrano esserci grandi differenze tra italiani e stranieri.
Insicurezza alimentare: è emergenza tra i minorenni economicamente svantaggiati
Un dato sicuramente da attenzionare rispetto a quelli che emergono nel report Istat sull’insicurezza alimentare è sicuramente quello legato all’età: infatti, la percentuale di under 35 che dichiarano di non potersi permettere un pasto adeguato è del 17,8% rispetto al 15% della popolazione generale – tra i 35 e i 64 anni – e al 12,6% degli over 64; mentre tra le famiglie il dato è maggiore tra i single con figli (13,6%) rispetto alle coppie senza figli (8,6%).
Ancor più interessante, sempre nel report Istat sull’insicurezza alimentare – è notare che attualmente sono circa 432mila (5,6% del totale) gli under 16 che presentano almeno un fattore di rischio tra i tre indicati come specchio dell’insicurezza alimentare: anche qui la percentuale è maggiore al Sud (8,7%), tra i minori che vivono con un solo genitore (7,8%) e tra coloro che vivono in famiglie scarsamente istruite (17,9% se i genitori hanno solo la licenza della terza media).
