“Intelligenza artificiale? La macchina capisce il mondo”/ Prof. Cristianini: “Comprenderla per controllarla”

- Josephine Carinci

Nello Cristianini, professore di intelligenza artificiale, parla di come la tecnologia sia diventata "sapiens" e delle sue abilità inaspettate

algoritmo Intelligenza artificiale (Pixabay, 2023)

L’intelligenza artificiale affascina e preoccupa. Nello Cristianini, professore all’Università di Bath, sulle pagine del Giornale parla del nuovo saggio, “Machina Sapiens”, scritto per parlare proprio della tecnologia che tanto ha rivoluzionato il panorama scientifico negli ultimi anni. “Questo non è un momento di ordinaria amministrazione nella scienza: è uno di quelli che capitano poche volte, se capitano” spiega. A sorprendere è che “dai tempi di Turing abbiamo convenuto che, se una macchina conversa in tutto e per tutto come noi e non siamo in grado di distinguerla da un essere umano, allora va considerata intelligente”.

Adesso abbiamo infatti “costruito un enorme meccanismo – ChatGpt – in grado di conversare con noi: lo scorso anno, 180 milioni di utenti attivi hanno conversato con questa macchina in modo impeccabile. Ma non è una questione di linguaggio”. Questo, a detta del docente, vuol dire che “la macchina capisce il mondo. Le prime macchine erano costruite separando comprensione del linguaggio e comprensione del mondo, nella convinzione di mettere poi insieme le due cose: ChatGpt fa diversamente: legge migliaia e migliaia di pagine web, e basta e comprendere sia il linguaggio, sia il mondo. Il suo non è solo linguaggio, è ragionamento: è cogliere le connessioni causali che esistono nel mondo”.

Cristianini: “Una regolamentazione dell’AI è necessaria”

Nello Cristianini, professore di intelligenza artificiale all’Università di Bath, spiega: “Gli agenti come ChatGpt si basano appunto su enormi modelli di linguaggio, in grado di predire le parti mancanti di un testo in base al contesto. (…) Qualcuno sostiene che il programma di Gpt6 sarà scritto da Gpt5. Non solo: la macchina è in grado di passare test universitari, di completare una cartella clinica con la diagnosi e di risolvere un giallo”. La macchina, come spiega il professore, funziona con i dati: quando ne ha pochi, tende a non essere affidabili.

La rivoluzione dell’intelligenza artificiale affascina ma allo stesso tempo preoccupa. “Siamo all’inizio di questa strada: possiamo prendere i lati positivi e controllare quelli negativi. Perciò una regolamentazione è necessaria. Più gente ci pensa, la studia e la conosce, più si smonta il senso che sia una magia: non è una magia, è una tecnica, da affrontare come il tostapane e il frullatore”. Solamente studiandola la tecnologia si può comprendere e controllare.





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