Intelligenza artificiale “può prevenire comparsa della malattia”
Eugenio Zuccarelli, data scientist in ambito Healthcare, alla guida del Cvs Health, ha parlato a Sky Tg 24 dei vantaggi dell’intelligenza artificiale in ambito medico, spiegando in primis il proprio lavoro: “Un data scientist applicato al settore della medicina cerca di analizzare enormi quantità di dati sui pazienti, sulle loro esperienze in ospedale”. Con l’uso dei dati, si può migliorare la prevenzione: “Applicare l’intelligenza artificiale al mondo della salute implica la creazione di modelli che possono automaticamente analizzare questi dati, quindi senza l’intervento umano di una persona come me. Così si possono poi prevedere e prevenire, a volte, delle situazioni abbastanza infelici nel futuro come, per esempio, la comparsa di una malattia“.
Il data scientist ha proseguito: “Questi modelli prendono dati sui pazienti. Immaginiamo una tabella in cui ogni colonna è un’informazione sul paziente – quindi l’età, il sesso, le malattie precedenti, le possibili operazioni – e l’obiettivo è, per esempio, prevenire o prevedere quello che sarà il loro comportamento a un anno di distanza. Possiamo fare questo perché abbiamo dati storici e possiamo quindi vedere come sarebbe cambiata la condizione del paziente nel tempo”. Attualmente, il modello creato da Zuccarelli “si focalizza sul diabete e sull’ipertensione perché sono delle malattie che hanno un enorme impatto su scala mondiale. Negli Stati Uniti il 10% della popolazione ha il diabete e quindi questo modello può avere un impatto sia a livello di salute delle persone che a livello economico”.
Zuccarelli: “Gli algoritmi hanno forti limitazioni”
A Sky Tg 24, Eugenio Zuccarelli ha proseguito: “Noi lavoriamo con persone soprattutto che hanno già il diabete e cerchiamo di prevedere quella che sarà la loro condizione nel corso del prossimo anno. Lavoriamo anche con persone che non hanno il diabete cercando di capire cosa succederà in futuro. Il potere di questi strumenti è che noi come pazienti possiamo evitare qualsiasi malattia eventualmente”. Il modello, comunque, presenta dei limiti: “Questi algoritmi hanno in realtà forti limitazioni. Hanno la capacità, come strumenti, di fare previsioni, dare degli score sul rischio di una persona ma sono solamente strumenti che vanno ad aiutare il medico. Alla fine, anche il rapporto umano che si ha con il medico è completamente invariato e non si può nemmeno calcolare il valore che ha. Quindi, l’intelligenza artificiale ha limitazioni sia in fatto di dati sia in fatto di capacità e va solamente ad aiutare il medico e le persone che lo utilizzano”.
L’intelligenza artificiale, comunque, aiutare in maniera importante in termini di prevenzione e non solamente. “La pandemia ci ha sicuramente fornito nuove idee e una nuova visione su quanto i dati possano essere utilizzati per aiutare in questi ambiti ma allo stesso modo sono emerse le limitazioni che ci sono a volte anche a livello culturale. Sicuramente secondo me, la pandemia ha agito come catalizzatore ma ci sono vari limiti che dovranno essere ancora affrontati nei prossimi anni. C’è ancora tanta strada da fare” ha concluso il data scientist.