Era la sera della scorsa Pasqua quando l’esercito turco lanciò una operazione militare nel nord dell’Iraq, il cosiddetto Kurdistan, per “eliminare le forze terroristiche curde”. La guerra in Ucraina era già cominciata e il mondo aveva ben altro a cui pensare che a un popolo povero, minoritario, perseguitato da sempre come i curdi. Bombardamenti, distruzione di villaggi, centinaia di morti, deportazioni in massa, il tutto senza che un solo giornale occidentale spendesse una riga.
In modo inquietante, la giustificazione ufficiale di Ankara ricorda in modo impressionante le parole di Putin per giustificare l’invasione dell’Ucraina: “Operazione speciale (…) legittima in base alle clausole di autodifesa nazionale della Carta delle Nazioni Unite (…) Le forze armate turche hanno preso di mira solo le forze terroristiche e hanno fatto tutto il possibile per evitare danni ai civili”. A differenza dei nazisti ucraini, qui ci sono i comunisti curdi del Pkk, ma il risultato è lo stesso.
Questa operazione adesso si è estesa anche al nord della Siria, dove risiede parte del popolo curdo: “L’intenzione di Erdogan è di sbarazzarsi in mondo definitivo dei curdi, approfittando del fatto che il mondo occidentale guarda solo all’Ucraina e ha bisogno di lui che si è autonominato mediatore di quel conflitto unicamente per il proprio interesse”, ci ha detto il Rony Hamaui, docente di economia monetaria nell’Università Cattolica di Milano, esperto di geopolitica e di finanza islamica.
L’invasione turca del Kurdistan, a cui si è aggiunta adesso quella della Siria del nord, è stata resa possibile grazie al fatto che il mondo è concentrato sul conflitto ucraino?
Certamente sì. In questo momento nessuno ha il tempo né la voglia di occuparsi dei curdi. È molto più facile agire, perché Stati Uniti ed Europa in questo momento non possono permettersi il lusso di perdere un alleato come la Turchia. Erdogan, facendosi passare come il grande mediatore tra Russia e Ucraina, ha ottenuto un po’ di credito internazionale e così può fare quello che vuole. Personalmente non ho mai creduto fosse interessato all’Ucraina se non per un motivo di visibilità.
Gli Usa sostenevano i curdi. Adesso?
Gli americani sono spariti dalla Siria in maniera repentina quando Trump parlò di “rientro” e non di “abbandono” da parte dei suoi soldati. Avevano addirittura promesso la costituzione di uno Stato curdo, cosa che non è mai stata fatta, e poi si sono defilati. Oggi men che meno si preoccupano della loro situazione, dato l’impegno così sostenuto in Ucraina. I curdi diventano un problema secondario e irrisorio su cui non vale la pena spendere risorse. Non dimentichiamo che gli Usa, essendo la Turchia nella Nato, hanno bisogno di una Turchia che non li ostacoli nel processi di allargamento a Svezia e Finlandia, per cui li lasciano agire.
In Kurdistan la situazione è complicata. Sono presenti milizie iraniane che hanno combattuto con i curdi contro l’Isis, non c’è il rischio di una collisione tra Turchia e Iran?
È una bella domanda a cui però è difficile rispondere. Tutto sommato i regimi dittatoriali trovano sempre tra loro una qualche forma di accordo. È probabile che al di là di tutto anche la Turchia possa riuscire a trovare un modus operandi con l’Iran. Sicuramente i turchi non si metteranno mai a combattere gli iraniani, sarebbe una operazione che spacca in due il mondo islamico e non è un loro interesse.
L’Iraq, Paese in cui si svolge questa guerra, sta a guardare?
L’Iraq è allo sbando, ha l’economia disastrata, una sacco di problemi interni. Anche per Baghdad i curdi sono l’ultimo pensiero.
A rischio di perdere dei territori nazionali?
Sì. Teniamo conto che l’influenza iraniana è sempre stata molto forte in Iraq, ci sono equilibri interni che vanno salvaguardati, se ci fosse una contrapposizione troppo forte sarebbe un problema che nessuno vuole affrontare.
Durante la guerra contro l’Isis i curdi erano considerati nostri amici, il Pkk però è ancora nella lista delle organizzazioni terroristiche dell’Occidente, Italia compresa. Quanto è grande l’ipocrisia del mondo occidentale?
Questo è il prezzo che si paga per tenersi buoni la Turchia. La stessa ipocrisia, ne sono certo, la ritroveremo anche in Ucraina fra qualche tempo. Oggi sono tutti solidali con Kiev, mi domando fra qualche anno come sarà lo scenario. La verità è che la geopolitica è fatta così, strategie che passano sopra la testa dei popoli. L’interesse nazionale dei più forti va al di là di qualunque cosa.
(Paolo Vites)
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