Iran, scatta la fatwa accademica: taglia fino a 100mila dollari per colpire i docenti israeliani (e ucciderli). Perché l'allarme riguarda anche Europa e Usa

Un tempo il bersaglio erano scrittori, attiviste contro l’obbligo del velo, ex funzionari statunitensi ed esponenti della comunità ebraica. Oggi, invece, nel mirino finiscono gli accademici israeliani. L’Iran ha lanciato una taglia su di loro, offrendo 100mila dollari a chi fa fuori personaggi “importanti”.



Secondo quanto riportato dal Foglio, in rete stanno circolando vere e proprie liste di proscrizione che includono decine di professori universitari israeliani. Su queste piattaforme vengono diffusi dati personali e vengono offerte ricompense a chi si renda protagonista di intimidazioni o persino atti di violenza letale.



A denunciare la situazione le autorità israeliane, allarmate dall’accuratezza dei dettagli, infatti parlano di una situazione “senza precedenti”, facendo riferimento anche al livello delle minacce e al fatto che si inciti in maniera eloquente alla violenza contro gli obiettivi indicati.

Benjamin Netanyahu davanti alle rovine causate da uno strike iraniano (Ansa)

Tra i siti individuati spicca una piattaforma chiamata “The punishment for justice movement”, che rende pubblico un listino di compensi: mille dollari per affiggere manifesti di protesta davanti alle abitazioni dei bersagli, ventimila per provocare incendi a case o veicoli, e una somma che arriva a cinquantamila dollari in caso di assassinato di un docente israeliano. Se però gli obiettivi sono “speciali”, allora la ricompensa può raddoppiare.



CHI È FINITO NELL’ELENCO DEGLI OBIETTIVI DELL’IRAN

Le persone prese di mira non sono figure marginali, ma protagonisti di spicco del mondo scientifico israeliano. Tra loro compaiono Daniel Chamovitz della Ben Gurion University, Daniel Zajfman della Israel Science Foundation, il fisico Eliezer Rabinovici della Hebrew University, Erez Etzion dell’Istituto di fisica delle particelle di Tel Aviv e la ricercatrice Shikma Bressler del Weizmann Institute.

Questi atenei erano già stati colpiti durante quella che è stata definita la “guerra dei dodici giorni” dello scorso giugno, quando missili iraniani avevano preso di mira laboratori e strutture universitarie. Oggi, però, l’offensiva si sposta sul terreno digitale, con la divulgazione di informazioni personali che espone a rischi anche ricercatori e docenti israeliani residenti fuori dal Paese, in particolare negli Stati Uniti e in Europa.

Infatti, nella lista ci sono anche il professor Michael Bronstein che insegna Scienza dei computer a Oxford, il professor Michael Ben-Gad, docente di Economia all’Università di Londra. Negli ultimi mesi diversi insegnanti ebrei o israeliani sono stati oggetto di aggressioni da filopalestinesi legati all’Iran o a Hamas. Con questa nuova forma di “fatwa” contro il mondo accademico, il rischio di un ulteriore deterioramento della situazione appare ancora più concreto.