Nel parlamento di Israele un deputato cita Grossman, che in Italia aveva parlato di genocidio in corso a Gaza, e viene allontanato dall’aula

Ieri alla Knesset – il Parlamento israeliano – il deputato dell’opposizione di sinistra Ofer Cassif è stato zittito ed espulso dall’aula perché in un intervento ha citato l’intervista rilasciata da David GrossmanRepubblica, nella quale lo scrittore affermava che a Gaza lo Stato ebraico sta commettendo un “genocidio”.



Nelle stesse ore in cui Grossman parlava, il presidente della Repubblica israeliana, Isaac Herzog, zittiva quello italiano, Sergio Mattarella, per aver protestato in modo fermo contro l’azione dello Stato ebraico nei Territori palestinesi.

In questo contesto non apparirebbe fuori luogo un invito a Cassif a pronunciare liberamente nella sede della democrazia parlamentare italiana l’intervento che gli è stato censurato a forza nella sede analoga a Gerusalemme.



Un invito potrebbe giungergli anzitutto dai presidenti delle due Camere di Roma: Ignazio La Russa e Lorenzo Fontana. Sarebbe un passo apprezzabile in quanto politicamente coraggioso, laddove la posizione diplomatica del governo italiano di destra-centro è da due anni vicina a Gerusalemme, dopo il sanguinoso attacco di Hamas del 7 Ottobre.

Fratelli d’Italia, Giovanni Donzelli e Ignazio La Russa (ANSA 2025, Fabio Frustaci)

Ma sarebbe proprio di una democrazia europea forte e matura – quella italiana può rivendicare di esserlo – marcare la sovranità civile assoluta delle istituzioni parlamentari: a maggior ragione quando in altre democrazie esse vengono depotenziate o addirittura umiliate.



Certamente sarebbe più logico che ad invitare Cassif a Montecitorio fossero i leader dell’opposizione di sinistra, a cominciare dalla segretaria del Pd Elly Schlein (nome e cognome ebraico e padre israelita politologo liberal).

Sono le opposizioni a premere in questi giorni su Palazzo Chigi per il riconoscimento dello Stato palestinese: quale miglior testimonial di un deputato israeliano “bombardato” dal governo Netanyahu come i bambini palestinesi a Gaza?

Non avrebbe, infine, meno significato un invito proveniente da Liliana Segre, senatrice a vita in quanto testimone vivente della Shoah. Segre ha già risposto direttamente a Grossman, affermando di non condividere l’uso della parola “genocidio” (la stessa posizione di fondo sostenuta dai parlamentari estremisti della Knesset).

Tuttavia la senatrice è un simbolo vivente non solo della forza della Memoria dell’Olocausto, ma anche di quella ritrovata in Europa dalla democrazia parlamentare dopo le tragedie del ventesimo secolo.

Da sei anni Segre presiede – senza precedenti per un parlamentare non eletto – una commissione bicamerale di studio sui fenomeni di odio, anzitutto razziale (la commissione è stata mantenuta dalla nuova maggioranza di centrodestra). Ma soprattutto nessuno dimentica che nel settembre 2019 nessuno ha minimamente provato a zittirla in Senato durante l’importante discussione sul ribaltone di governo fra Conte 1 e Conte 2. Segre poté affermare liberamente che l’Italia del tempo le ricordava per qualche verso quella fascista degli anni 30 del secolo scorso, e che per questo salutava con soddisfazione il ritorno del Pd al governo. Era un punto di vista opinabile come tutti in una liberaldemocrazia, ma entrò nel dibattito istituzionale senza censure, tanto meno violente.

Ieri Cassif, in un parlamento di cui fa parte in quanto eletto, ha provato a dire che il suo Paese a metà degli anni 20 del secolo corrente gli ricorda la Germania degli anni 30 e 40 del secolo scorso. Gli è stato negato con metodi che non pare illecito definire “squadristi”; in una Knesset che pare ormai assomigliare parecchio a un “bivacco di manipoli”.

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