L’Italia ha il governo più solido a livello europeo, ma ora bisogna pensare a come garantire che la stabilità duri: ne ca del futuro del Paese
Con la caduta del Governo francese si assiste, ancora una volta, alla stranezza politica di questo particolare periodo storico: mentre in Inghilterra il Governo Starmer arranca dopo poco più di un anno dalla vittoria dei labour, in Germania il Cancelliere Merz fa fatica a tenere unita la coalizione di governo e l’economia tedesca è in una situazione delicata, per usare un eufemismo.
In tutto ciò l’Italia non è esente dai problemi più vari e storici, da un debito pubblico enorme a una crescita che, seppur presente, rimane modesta anche a motivo delle varie fragilità del sistema, al perenne problema dei bassi salari e del cuneo fiscale, insieme all’inverno demografico e al preoccupante fenomeno dei neet. Senza contare l’elevato livello delle tasse e l’assenza di politiche fiscali familiari che aiuterebbero tutto il tessuto sociale.
In tutto questo contesto rimane però vero, a discapito di qualsiasi giudizio politico, a favore o contrario ma comunque legittimo, che il Governo Italiano rappresenta al momento il Governo europeo più stabile e duraturo. Concentrandosi sul G7 e sui suoi membri, detto dei tre Paesi europei che attraversano una crisi economico-politica che rimanda alla storica situazione italiana di instabilità e incertezza (ma, ironicamente, “senza italiani” che la possano gestire), i rimanenti Paesi partner sono gli USA, dove il Presidente ha da sempre a che fare con i pesi e i contrappesi della democrazia americana ma non con crisi di Governo in stile europeo, il Canada, dove Trudeau con il cambio di Premier dello scorso marzo è divenuto un ricordo, e il Giappone, fresco delle dimissioni del Capo del Governo Shigeru Ishiba e dunque in una fase di transizione politica.
Dal giuramento a Palazzo Chigi di Giorgia Meloni il mondo politico è cambiato, eppure il Governo Italiano si è mostrato quello più duraturo e stabile.
Questo dato deve far riflettere: è vero da un lato che la composizione di questa legislatura, a livello numerico, rappresenta forse un’eccezione, almeno guardando le elezioni avvenuta dal 2013 in avanti, che hanno portato solo a Governi tecnici o di coalizione tra partiti avversari in campagna elettorale (tra tutti il Governo gialloverde e il seguente Governo giallorosso). Da questo punto di vista ha senso pensare a un modo per garantire una stabilità governativa che, alla prova dei fatti, è un bene per tutto il Paese, come mostra ad esempio lo spread, ormai abbondantemente sotto quota cento. È pur vero, in questo caso, che molto dipende dalla debolezza tedesca, ma certamente i tassi d’interesse sul nostro debito sarebbero ben più alti, e quindi lo spread maggiore, se il Paese fosse in un periodo d’instabilità politica. Dall’altro lato è necessario trovare e scegliere un metodo per garantire la stabilità, che può essere la semplice modifica della legge elettorale, con un sistema che permetta di avere un vincitore con numeri idonei a governare, o un sistema come il premierato o altri sistemi ancora, che arrivino all’obiettivo.
Un altro dato su cui riflettere è il fatto che il Governo in carica, arrivato oltre la metà del suo mandato, è già il quarto più longevo nella storia repubblicana, il che evidenzia la fragilità degli esecutivi, il che si riflette in poche e frammentate politiche, senza una effettiva visione.
Indipendentemente dalla compagine governativa attuale, è più che evidente che l’avere una stabilità politica permette di poter affrontare i vari dossier, da quelli internazionali a quelli interni, con una visione di lungo periodo. Giusta o sbagliata, saranno poi gli elettori a deciderlo.
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