Secondo quanto sottolineato in queste ore dalla Banca d’Italia, le famiglie del nostro Paese detengono direttamente circa 50 miliardi di «titoli di debito complessi», titoli che vengono considerati rischiosi e che sarebbero in crescita di 11 miliardi di euro rispetto all’anno precedente. Stando a quanto si legge su Repubblica si tratta di titoli come i certificates e le obbligazioni subordinate At1, queste ultime divenute famose di recente dopo la vicenda Credit Suisse, che espongono il possessore «al rischio di perdite significative al verificarsi di uno scenario sfavorevole».
L’indicazione è emersa attraverso una comunicazione della stessa Banca d’Italia con la quale ha ricordato che ha il potere di intervento sui prodotti, ovvero, può vietare o limitare la vendita di strumenti finanziari da parte di una banca o altro intermediario alla clientela con l’obiettivo di «preservare la stabilità del sistema finanziario» italiano. La Banca d’Italia, anche se riconosce che i rischi per la stabilità finanziaria al momento risultano essere contenuti, aggiunge comunque che i titoli di cui sopra sono rischiosi, e l’aumento dei certificates «è interamente riconducibile agli investitori al dettaglio».
50 MILIARDI DI TITOLI A RISCHIO FRA LE FAMIGLIE ITALIANE, LA BANCA D’ITALIA PRECISA
Attraverso questa analisi la Banca d’Italia ha messo in luce il fatto che questi 50 miliardi di euro di titoli rappresentano il 18 per cento del totale dei titoli di debito in possesso delle famiglie, e l’uno per cento della loro ricchezza finanziaria, dato aggiornato allo scorso settembre 2022.
I titoli complessi in circolazione nel nostro Paese, detenuti anche da soggetti come le banche, a fine anno scorso erano 303 miliardi, e gli strumenti complessi più comuni sono le “cartolarizzazioni (38% del totale pari a 115 miliardi), le obbligazioni subordinate (29% per un ammontare complessivo di 89 miliardi) e i certificates (17% per un ammontare di 52 miliardi)”, sottolinea Repubblica. “La Banca d’Italia continuerà quindi a prestare particolare attenzione all’evoluzione di questo mercato” scrive via Nazionale in riferimento appunto agli investimenti dei privati.