Ius soli, scontro giudice di Seattle vs amministrazione Trump: ordine esecutivo giudicato incostituzionale. Cosa succede ora tra ricorsi e battaglie legali
Un giudice federale blocca temporaneamente lo stop di Donald Trump allo ius soli e il presidente Usa corre subito ai ripari annunciando di voler fare ricorso. Il caso è scoppiato giovedì, quando il giudice di Seattle ha emesso un’ordinanza restrittiva di due settimane che blocca la nuova amministrazione nel portare avanti il piano per porre fine all’acquisizione della cittadinanza con la nascita sul territorio, a prescindere da quella dei genitori, per i figli di immigrati privi di documenti e visitatori stranieri, in quanto lo stop è considerato “palesemente incostituzionale“.
La decisione è stata presa dal giudice distrettuale Coughenour, che è valida a livello nazionale, arriva in risposta a una causa intentata da diversi Stati americani (Washington, Arizona, Illinois e Oregon), i quali sostengono che l’ordine esecutivo della Casa Bianca firmato da Trump violi il 14esimo emendamento. Il caso verrà affrontato il 6 febbraio, giorno in cui è prevista l’udienza, ma intanto il giudice ha anticipato che “c’è una forte probabilità che i querelanti abbiano successo nel merito del loro caso“.
Nick Brown, procuratore generale dello Stato di Washington, in un post sui social ha commentato la decisione del giudice sullo ius soli, sottolineando che “non aveva mai visto un ordine così palesemente incostituzionale in 40 anni di lavoro“.
IUS SOLI, ORDINANZA RESTRITTIVA VERRÀ ESTESO?
Donald Trump dal canto suo ha annunciato che la sua amministrazione contesterà l’ordine restrittivo con un ricorso: “Ovviamente lo impugneremo“. Questo caso è una delle numerose cause che contestano l’ordine esecutivo che sarebbe entrato in vigore a metà febbraio: c’è, infatti, un’altra coalizione di 18 Stati e Washington che ha intentato una causa simile in Massachusetts e almeno tre gruppi per i diritti civili, tra cui l’American Civil Liberties Union, stanno portando avanti le proprie sfide legali.
Secondo alcuni esperti legali, citati dal Washington Post, nei prossimi giorni Coughenour potrebbe cercare di estendere l’ordine restrittivo temporaneo o emettere un’ingiunzione preliminare che metterebbe in pausa l’ordine esecutivo mentre il caso viene esaminato nella sua aula di tribunale. La vicenda ius soli potrebbe approdare alla Corte Suprema, dove Trump, durante il suo primo mandato, ha ottenuto risultati contrastanti su casi legati all’immigrazione.
LO SCONTRO SULLA “CITTADINANZA AUTOMATICA”
L’ordine esecutivo di Donald Trump stabilisce che la sua amministrazione non riconoscerà più lo ius soli, la cittadinanza automatica ai bambini nati sul suolo Usa da genitori immigrati che si trovano nel Paese senza autorizzazione, a condizione che nessuno dei due genitori sia cittadino statunitense o residente permanente legale. Inoltre, verrebbe impedita la cittadinanza automatica ai bambini nati da genitori non cittadini che si trovano nel Paese con visti temporanei di lavoro, di studio o turistici.
In base a quanto dichiarato dai collaboratori di Trump, l’ordine esecutivo sullo ius soli stabilisce che l’amministrazione ha l’autorità di vietare la cittadinanza di nascita perché gli immigrati non autorizzati si trovano nel Paese illegalmente e, pertanto, non sono “soggetti alla giurisdizione” del governo Usa. Invece, i legali dei quattro Stati sostengono che viola la Costituzione e che migliaia di neonati nelle loro giurisdizioni verrebbero danneggiati ogni anno. Dopo l’udienza di giovedì, un funzionario del Dipartimento di Giustizia Usa ha assicurato che “difenderà vigorosamente” l’ordine esecutivo del presidente.