L'Ayatollah dell'Iran Khamenei non intende cedere alle pressioni USA sul nucleare: l'arricchimento dell'uranio di Teheran è arrivato al 60%
Sembra aggravarsi lo scontro diplomatico tra Iran e Stati Uniti che si è aperto dopo gli ormai famosi bombardamenti in cui il presidente statunitense Trump dichiarò di aver completamente distrutto le capacità degli ayatollah di arricchire l’uranio, costringendoli a una trattativa per arrivare a un accordo di non proliferazione nucleare fino a impedire la costruzione della bomba: una richiesta alla quale si è sempre fermamente e strenuamente opposto l’Ayatollah Ali Khamenei che è tornato sul tema a due passi dal quinto turno di incontri con gli USA.
Partendo proprio da qui, è utile ricordare che il prossimo venerdì dovrebbe tenersi a Roma un incontro tra USA e Iran mediato dall’Oman che dovrebbe – si spera – portare a un accordo che regoli la produzione di uranio da parte degli ayatollah: pochi giorni fa, l’inviato speciale della Casa Bianca Witkoff aveva ribadito in un’intervista alla ABC che la posizione statunitense è “molto, molto chiara” e verte attorno alla necessità che Teheran interrompa ogni progetto di “arricchimento” che potrebbe portare alla costruzione di una bomba atomica.
Parole – riferisce un funzionario di Teheran ai media locali – che avrebbero fatto a dir poco infuriare l’Ayatollah Ali Khamenei prossimo a rifiutare l’invito alle trattative a Roma: per il numero uno dell’Iran, infatti, il tema dell’arricchimento non può e non potrà essere oggetto di alcuna trattativa; fermo restando che “se l’obbiettivo è impedire lo sviluppo di armi nucleari”, allora – esclusivamente in tal senso – l’intesa è ancora possibile.
Iran, Ali Khamenei incalza gli USA: “Assurdo chiederci di interrompere il programma nucleare, non cederemo”
In questo complesso scontro che si estende da un lato all’altro del mondo, si inserisce poi anche un recente intervento pubblico dello stesso Ayatollah Ali Khamenei in occasione delle celebrazioni per il primo anno dalla morte dell’ex presidente iraniano Ibrahim Raisi: un discorso nel quale è tornato a parlare di nucleare confermando che Teheran ha portato il livello di arricchimento dell’uranio “al 60%” per via di non meglio precisate “esigenze interne”.
Non solo, perché lo stesso Khamenei ha confermato che “non abbiamo nessuna esigenza di possedere una bomba atomica” – per la quale occorre arricchire l’uranio fino al 90% – e che non sarebbe nei piani di Teheran arrivare a costruirla; tutto prima di rivolgere la sua attenzione alle trattative con gli USA che – spiega – “non penso (..) avranno successo“, definendo una “totale assurdità” la richiesta di interrompere l’arricchimento, alla quale “non cederemo“.

Dura – e forse anche ovvia – la risposta di Trump che poco dopo l’intervento di Khamenei ha ricordato che dopo il suo insediamento inviò una “proposta molto generosa” all’Ayatollah nella quale offrì “piena collaborazione” in cambio dell’interruzione del programma nucleare di Teheran: proposta alla quale – spiega Trump – è stato risposta con “continue minacce ai nostri vicini e ai nostri interessi nella regione” e che porterà all’unica alternativa di “impedire al regime di possedere l’arma più potente”.
