La cucina italiana è diventata Patrimonio dell'umanità Unesco: un modo per prendersi cura di sé e degli altri e per promuovere l'identità nazionale
Dopo diverse settimane di voci che circolavano negli uffici dell’Unesco, alla fine il suo Comitato intergovernativo ha votato – peraltro all’unanimità – a favore dell’iscrizione della cucina italiana nella lista del Patrimonio culturale immateriale dell’umanità, rendendo le nostre tavole e la nostra tradizione culinaria la prima a far parte di questa prestigiosa categoria; oltre a renderci – di fatto – la nazione con il maggior numero di tradizioni riconosciute e premiate dell’Unesco, con ben 9 delle 20 voci italiane nella lista che sono dei veri e propri “made in Italy”.
Procedendo per ordine, prima di arrivare al parere dell’Organizzazione sulla cucina italiana, vale la pena ricordare che la lista del “Patrimonio culturale immateriale dell’umanità” include – grosso modo – tutte quelle rappresentazioni culturali tramandate attraverso i secoli e che sono diventate rappresentative di un popolo: tra queste rientrano – soffermandoci, per ovvie ragioni, solo sull’Italia – elementi come l’Opera dei Pupi siciliana, il canto dei tenori sardi, la dieta mediterranea, l’arte dei pizzaioli napoletani e (tra gli altri) l’alpinismo, la ricerca dei tartufi e la falconeria.
L’Unesco premia la cucina italiana: “Una tradizione tramandata attraverso le generazioni che perla di inclusione”
L’iscrizione della cucina italiana, però, rappresenta l’ennesima conferma dell’enorme valore culturale che la nostra penisola può trasmettere (e, concretamente, lo fa) al mondo intero, oltre a essere la 20esima voce che rimanda al nostro paese, delle quali – come dicevamo prima – 9 fanno parte a vario titolo della cultura alimentare: secondo l’Organizzazione, la cucina nel suo insieme rappresenta il perfetto mix tra cultura e società, oltre a essere un vero e proprio modo per “prendersi cura” di sé e degli altri, trasmettendo attraverso i piatti un genuino “amore”.

La cucina italiana, inoltre, “favorisce l’inclusione sociale [e] intergenerazionale”, promuove il “senso di appartenenza” alla nazione e la condivisione tra individui, riuniti attorno “alla tavola”; oltre a evocare ricordi antichissimi di ricette tramandate di generazione in generazione in una vera e propria pratica che – oltre a essere innanzitutto individuale – è anche “collettiva e continua“, al centro dell’attività di numerose associazioni e organismi che mirano a promuoverla, tutelarla e tramandarla.
Ha esultato per il premio conferito dall’Unesco alla nostra cucina la premier Meloni che – con un messaggio condiviso durante la riunione – l’ha definita “il nostro ambasciatore più formidabile” dato che promuove “il turismo, la cultura” e le persone; mentre il ministro Lollobrigida ha ricordato che si tratta di una tradizione che “parla delle nostre radici” e della nostra “identità nazionale”, definendola un vero e proprio “orgoglio” collettivo da celebrare e “custodire”.
