Aumenta nuovamente la tensione tra Thailandia e Cambogia: scontri a fuoco e bombardamenti sul confine storicamente conteso
Si sono riaccesi nelle ultime ore gli scontri tra Thailandia e Cambogia legati – ci torneremo tra un attimo – a una storica rivalità sul lungo confine che divide i due paesi del sudest asiatico che già lo scorso luglio era sfociata in alcuni scontri a fuoco durati (fortunatamente) per pochi giorni e poi interrotti grazie alla mediazione della Malesia e degli Stati Uniti che sembrava aver riportato la pace: un accordo, tuttavia, durato relativamente poco, perché pur in assenza di ampia copertura mediatica, entrambi i paesi hanno continuato sulla linea delle ostilità.
Partendo dalle ultimissime novità, secondo quanto riferito dalla Thailandia, dallo scorso luglio i soldati di Phnom Penh hanno continuato periodicamente a piazzare nuove mine sul confine conteso che avrebbero ucciso almeno sette soldati di Bangkok: accuse, ovviamente, fermamente negate dall’altra parte del fronte, ma che sono state comunque sufficienti per aumentare il livello di allerta fino agli scontri registrati negli ultimi giorni.
Sempre secondo i soldati thailandesi, infatti, su quel confine conteso in alcuni scontri a fuoco sarebbe stato ucciso dalla Cambogia almeno un soldato e altri otto sono rimasti feriti: in risposta, da Bangkok è arrivato l’ordine di bombardare alcuni “obbiettivi militari” sul suolo cambogiano; accompagnati dall’accusa verso Phnom Penh di star mobilitato un gran numero di soldati e armamenti pesanti in vista di quella che Bangkok teme essere una possibile escalation delle ostilità.
Cosa c’è dietro alle ostilità tra Thailandia e Cambogia: la secolare disputa sui confini decisi dai francesi
Insomma, è nuovamente altissimo il livello di allerta tra Thailandia e Cambogia che negli ultimi anni sono arrivati più volte alle armi, ma senza mai mobilitare – a differenza di quanto accaduto nelle ultime ore – i rispettivi cacciabombardieri: non a caso si sono rapidamente moltiplicati gli appelli dei leader regionali affinché si attenuino le ostilità e si ritorni sulla via del dialogo pacifico che lo scorso luglio aveva permesso di siglare un accordo per cessare il fuoco dopo cinque giorni di dure ostilità.
Le ragioni dietro agli scontri sono in larga parte legate al cosiddetto “triangolo di smeraldo”, ovvero un piccolo fazzoletto di terra che si trova tra i due paesi e che ospita – tra gli altri – l’antichissimo tempio di Preah Vihear: i confini tra i due paesi furono, infatti, decisi arbitrariamente dalla Francia nei primi anni del 1900 – durante l’occupazione coloniale della Cambogia – e non sono mai veramente stati accettati dalla Thailandia.

Il caso finì anche al centro di due differenti dispute presso la Corte internazionale della giustizia che hanno dato sempre ragioni alle rivendicazioni della Cambogia ma che – nuovamente – non sono state accolte da Bangkok che già nel 1960 decise di ritirare la sua adesione dal tribunale delle Nazioni Unite: negli anni si sono registrati numerosi scontri su quel confine conteso, ma le tensioni non erano mai salite tanto quanto lo scorso luglio e il timore è che ora si possa rapidamente sfociare in un vero e proprio conflitto a fuoco.
