Colpisce soprattutto i giovani e spesso passa inosservata. Ma la vigoressia è un disagio psicologico serio che può avere gravi conseguenze
Se si parla spesso dell’insicurezza delle donne, in particolare per il corpo – confinato all’interno di regole standard non scritte, che stanno trasformando la fisionomia di ragazze anche giovani, pronte a tutto pur di essere “conformi” all’estetica dittatoriale contemporanea – meno si porta all’attenzione ciò che stanno vivendo gli uomini, un pò complici un pò a loro volta vittime di questo macabro meccanismo.
Con l’arrivo dell’estate poi tutto si complica, tutto viene amplificato. La bella stagione impone l’esibizione del corpo e se per molti questo momento diventa uno stimolo per prendersi cura di sé, per altri, può trasformarsi in un’ossessione. Accade (chi l’avrebbe detto?) anche tra gli uomini, e sempre più spesso tra i giovanissimi, che inseguono l’ideale del corpo ipermuscoloso a tutti i costi. In questo scenario cresce un disturbo ancora poco conosciuto, ma in forte aumento: la vigoressia.
Conosciuta anche come “complesso di Adone” o impropriamente “anoressia inversa”, la vigoressia è una condizione che altera la percezione che una persona ha del proprio corpo. Chi ne soffre si vede sempre troppo magro, troppo debole, mai abbastanza muscoloso, anche quando è oggettivamente in ottima forma. Questo porta a un’ossessione per l’attività fisica, diete rigide, uso e abuso di integratori o sostanze per aumentare la massa muscolare. Ma il problema non è solo estetico o fisico: alla base c’è un disagio psicologico profondo.
Cos’è davvero la vigoressia
Secondo i dati dell’Istituto di Fisiologia Clinica, in Italia ci sono almeno 60.000 uomini colpiti da questo disturbo, in prevalenza tra i 19 e i 35 anni. Una cifra che però potrebbe essere molto più alta, considerando che molti casi non vengono diagnosticati o non vengono riconosciuti nemmeno da chi ne soffre. E questo è uno dei nodi principali del problema: la vigoressia si mimetizza bene, spesso scambiata per “semplice passione per la palestra”.

Tecnicamente, la vigoressia è una forma di dismorfismo corporeo. In pratica, significa che chi ne soffre ha una percezione alterata del proprio corpo: si vede meno muscoloso e più fragile di quanto non sia. Questo alimenta un circolo vizioso di allenamenti sempre più intensi, dieta rigida e un’attenzione ossessiva al fisico. A differenza dell’anoressia, dove si cerca la magrezza estrema, nella vigoressia si punta alla massa muscolare, ma la base psicologica del disturbo è simile: insicurezza, bassa autostima, bisogno di controllo.
Il problema non nasce solo dai social o dalle mode del momento. Come spiegano gli esperti del Lilac – un centro specializzato nella cura dei disturbi alimentari – la causa è multifattoriale: entrano in gioco fattori psicologici, familiari, culturali. I social però giocano un ruolo importante nell’accentuare l’ideale maschile iper-performante, dove anche corpi come quello di Brad Pitt in Fight Club oggi vengono considerati “troppo magri”. In palestra, poi, si alimenta una cultura del corpo spinta all’estremo, dove non essere “enormi” può diventare motivo di vergogna.
I segnali della vigoressia non sono sempre facili da riconoscere, perché chi ne soffre è spesso visto come una persona molto “motivata” o “disciplinata”. Ma ci sono alcuni campanelli d’allarme da tenere d’occhio: un’ossessione per l’allenamento che interferisce con la vita quotidiana, ansia o frustrazione se si salta la palestra, alimentazione rigida e iperproteica, ricorso a integratori in modo compulsivo, ritiro sociale, depressione. Nei casi più gravi si arriva a isolarsi, a sviluppare altri disturbi alimentari o persino a pensare al suicidio. Uscire da questa spirale non è facile ma è possibile. Serve innanzitutto riconoscere il problema e superare lo stigma che, ancora oggi, circonda il disagio psicologico maschile.
