Il latte materno può modificare la predisposizione di un bambino a incorrere in malattie ereditarie. I recenti studi, come riportato dal Corriere della Sera, hanno dimostrato che gli acidi nucleici noti come microRNA contenuti al suo interno “non trasmettono le caratteristiche genetiche ma modificano il funzionamento degli enzimi o, in altre parole, l’espressione dei geni”, spiega Riccardo Davanzo, Presidente del Tavolo Tecnico Operativo multidisciplinare sull’allattamento al seno del Ministero della Salute.
Le proprietà biologiche dunque non portano a benefici soltanto nel breve periodo. “Il latte materno è un alimento che interagisce incessantemente con il bambino rivelandosi a tutti gli effetti un “tessuto vivo”, in grado di attivare fra l’altro, la relazione con la mamma e di rendere il sistema immunitario più adeguato a sostenere le sfide della vita: oltre a quelle contro le infezioni, anche quelle contro le allergie, i tumori ed addirittura le patologie croniche dell’adulto”.
Latte materno modifica predisposizione a malattie: i pareri degli esperti
È da tempo, in tal senso, che l’Organizzazione Mondiale della Sanità (OMS) evidenzia i vantaggi del nutrire i bambini con il latte materno, che secondo gli ultimi studi modifica anche la predisposizione alle malattie. Ma non è l’unica realtà istituzionale a occuparsene. “La Società Italiana di Neonatologia (SIN), la Società Italiana di Pediatria (SIP) e Società Italiana di Ginecologia e Ostetricia (SIGO), che sono impegnate in maniera sempre più incisiva a promuovere l’allattamento al seno. Bisogna peraltro apprezzare come lo stesso Piano sanitario 2020 – 2025 riconosca l’effetto positivo che il latte materno ha in particolare sulle patologie croniche dell’adulto come ipercolesterolemia, ipertensione arteriosa, diabete, obesità, patologie cardiovascolari”, ha continuato Riccardo Davanzo.
E conclude: “L’allattamento al seno è una grande opportunità per la mamma e il suo bambino, ma occorre prima sensibilizzare le donne sugli innumerevoli benefici di questa pratica naturale e offrire loro supporto concreto e psicologico che permetta di andare oltre gli attesi fisiologici momenti di difficoltà”.