Ancora prima di iniziare, è già un successo. È il corso di laurea in Hospitality innovation and e-tourism che l’Università Ca’ Foscari di Venezia si appresta a inaugurare (in partnership con la Scuola italiana di Ospitalità, promossa da TH Resorts e Cdp) a partire dal prossimo anno accademico 2021-22. Il nuovo corso triennale ha meritato “a priori” l’ingresso tra i sessanta migliori corsi analoghi nel mondo nella classifica “QS World University Ranking by subject”, la graduatoria mondiale di università pubblicata ogni anno da Quacquarelli Symonds, uno dei più noti ranking del settore.
Ovviamente soddisfatta la rettrice di Ca’ Foscari, la professoressa Tiziana Lippiello. Come si spiega questo risultato, professoressa?
Sono diversi i fattori che hanno contribuito. Il ranking è legato alla “reputation”, e in questa prospettiva bisogna dire che sul nuovo corso di laurea s’è parlato, scritto, dibattuto tanto. Va anche detto che l’ateneo vantava già una reputazione eccellente nella ricerca e nella formazione nell’ambito del turismo. E bisogna aggiungere poi il fatto che moltissime aziende e istituzioni hanno già dimostrato un forte interesse per questa laurea, per i suoi obiettivi e per le figure professionali che formerà.
E infatti, oltre a TH Resorts, tra i partner del progetto che offriranno opportunità di stage ci sono Club Med, Rocco Forte Hotels, Hilton Italia, Federalberghi e Confcommercio.
Esatto. Ma bisogna ricordare anche l’assoluta multidisciplinarietà del corso di studi, un sommarsi di insegnamenti per la costruzione di competenze altrettanto complete e innovative, necessarie per il turismo di domani. Sarà un corso tutto in lingua inglese, il primo di questo tipo in Italia, che prevediamo potrà attirare studenti anche da altri Paesi, portando Venezia tra i riferimenti europei del settore.
Quella in turismo è la vostra prima laurea professionalizzante, un corso di tre anni che dovrebbe sincronizzare l’insegnamento con le richieste del mondo del lavoro. Crede in questi nuovi percorsi?
Ci credo fermamente, tanto da avere affrontato iter burocratici per niente semplici. È tutto nuovo, non c’erano ancora strade segnate del tutto. Ma occorre sapersi smuovere dalle inerzie e puntare sull’innovazione, ancora di più in momenti difficili come questi. Se l’accademia non riesce a restare agganciata al mondo reale e a prevedere le necessità del futuro perde parte delle sue funzioni. Tutti comprendiamo che il mondo del turismo deve cambiare, noi siamo chiamati a dare gli strumenti giusti a chi quei cambiamenti sarà chiamato a guidare.
Per una ripartenza del turismo post-Covid si parla di digitalizzazione, di sostenibilità e di formazione. Sono queste le strade da percorrere?
Certamente: il digitale potrà servire sempre più a modernizzare il sistema-turismo e a creare nuove metodologie di fruizione non solo delle destinazioni, ma anche e forse soprattutto dei beni culturali. Ovviamente in maniera più sostenibile, con meno sprechi, meno concentrazioni, meno numeri, insomma, e più qualità. E sulla formazione, poi, non si discute: per questo abbiamo varato il nostro corso di laurea.
Pensa che l’industria del turismo potrà ritornare davvero ai livelli del 2019? E, soprattutto, è auspicabile o è meglio prevedere modelli diversi?
Come dicevo, credo che i record segnati fino al 2019 (presenze, arrivi…) non dovranno avere più la stessa importanza. Penso si dovrà puntare invece a meno turisti con più permanenze, meno mordi e fuggi e molta, molta più consapevolezza e rispetto per i territori, le destinazioni, i patrimoni culturali e artistici che si vanno a conoscere.
Professoressa, da esperta sinologa e conoscitrice della cultura cinese, pensa che i turisti orientali saranno sempre attratti dal nostro Paese, e dall’unicità di Venezia o di altre città d’arte italiane?
Ne sono convinta. I cinesi sono da sempre attratti dalla varietà, dalla bellezza, dalla cultura, dall’enogastronomia dell’Italia. Il loro è un bacino di un miliardo e mezzo di potenziali viaggiatori: credo che, appena le condizioni lo consentiranno, sarà proprio il nostro Paese una delle loro mète preferite.
Lei è la prima donna a guidare un’università storica come Ca’ Foscari, nata nel 1868. E rientra nel ristretto club delle sette rettrici italiane. Oggi si trova al timone in una fase estremamente difficile. Come riuscite a mantenere la didattica? I docenti sono già vaccinati?
Lo stanno facendo. Io stesso avrei dovuto vaccinarmi domani (oggi per chi legge, ndr), ma lo stop di AstraZeneca ha fatto saltare gli appuntamenti. Intanto, si va avanti, con estreme difficoltà, con le lezioni on-line, e solo le biblioteche, i laboratori e le aule attrezzate per la didattica a distanza aperte. Quando divenni rettrice avevo una discreta serie di obiettivi, ma oggi ho solo un desiderio: vorrei più di ogni altra cosa rivedere studentesse e studenti d’Italia, d’Europa e di tutto il mondo nelle nostre aule. Vorrei vedere “vivere” nuovamente il nostro ateneo e la nostra stupenda città, popolata di giovani uomini e donne che vengono qui a costruire il loro, e il nostro futuro.
(Alberto Beggiolini)
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