“Laureandi non sanno scrivere in italiano”/ Prof università Napoli “Comprano le tesi”

- Alessandro Nidi

Un professore dell'università Federico II di Napoli denuncia il fenomeno del mercato nero delle tesi di laurea: "Inganni e scorciatoie"

classifica università italia (LaPresse)

Il mercato nero delle tesi di laurea è un fenomeno più diffuso di quanto si pensi e la testimonianza diretta giunge da Napoli, con particolare riferimento ad Andrea Mazzucchi, direttore del Dipartimento di Studi Umanistici della Federico II, studioso e docente di Filologia Dantesca. Il professore ha asserito sulle colonne de “Il Mattino” che è in crescita la tendenza di rivolgersi a ghost writer per la stesura del proprio elaborato: “Un fenomeno esteso a varie università e a varie materie, umanistiche e non, che risulta prevalentemente circoscritto alle tesi triennali. Ovviamente, è impossibile raccogliere dati in merito, perché le prove ufficiali non esistono”.

Inoltre, “il mercato nero delle lauree è trasversale. Negli anni passati, chi voleva fare il furbo copiava da internet, ma gli atenei si sono dotati di software specifici, come Compilatio, che fornisce la possibile fonte originale della frase sospetta”. Secondo il docente, uno degli elementi spia della possibile slealtà degli studenti è il cambio di registro improvviso nel linguaggio della tesi. Se, però, il testo è scritto da un terzo, ogni operazione di verifica risulta ardua da attuare e ci si può solo affidare a un numero elevato di colloqui tra candidato e relatore per scoprire eventuali intromissioni di terzi.

MERCATO NERO TESI DI LAUREA, LE CAUSE

Secondo il professore universitario, il mercato nero delle tesi di laurea è anche figlio del ridimensionamento del personale e della scarsità dei fondi nell’assumerne di nuovo, fattori che aumentano le possibilità di queste operazioni illegittime. Inoltre, “il rapporto docente-numero di studenti è troppo sbilanciato: i professori, in altre parole, sono troppo pochi. In sostanza, una tesi di laurea viene letta solo da un docente, al massimo due”.

Non va poi dimenticata la scarsa capacità di scrittura degli studenti, tanto che secondo Mazzucchi occorre una riflessione seria sulla preparazione dei laureandi nell’italiano scritto, che “troppo spesso è precaria. Su questo tema, pensiamo di organizzare dei corsi di preparazione all’elaborato finale, così da far sentire meno insicuri gli studenti nella fase di approccio alla tesi di laurea. La discussione dovrebbe essere un momento di consacrazione della cultura, non di inganni e di scorciatoie. La lingua scritta ormai è per pochi”.







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