L'aspetto demografico sui lavoratori in Italia nel 2025 preoccupa, così come i nuovi nati che non cennano a salire.

I lavoratori in Italia caleranno, e non soltanto nel 2025, ma soprattutto negli anni futuri, arrecando delle conseguenze al sistema previdenziale e al ricambio generazionale su ogni settore. Ad averlo specificato è stato il Presidente Inpapp Natale Forlani, in occasione di una Commissione Tecnica sull’aspetto demografico.



La situazione è allarmante, nei prossimi 10 anni non ci saranno “nuovi pensionati”, i giovani continueranno a soffrire il precariato e la natalità continuerà a registrare dati drastici (e servono investimenti sempre più sostanziosi).

I lavoratori in Italia nel 2025 sono in calo

lavoratori in Italia che al 2025 risultano esser occupati sono in una fascia d’età più grande, con una media di circa 44 anni. Secondo l’Unioncamere però, quest’età tra meno di 4 anni potrebbe crescere fino a raggiungere i 55 anni.



É questo il problema più grande sollevato da Forlani, ampliando il raggio i contribuenti più grandi andranno in pensione per vecchiaia, ma a quel punto se l’età lavorativa non si abbassasse non ci sarebbero numeri a sufficienza per sostituirli.

Un simile dato inciderebbe sull’intero sistema economico, complicando i welfare, aumentando le uscite dai fondi pubblici e dover fare i conti con un PIL Pro Capite che pesa, proprio come secondo l’Ocse accadrà anche alla Grecia e alla Norvegia.

A rischio “spopolamento”

Naturalmente lo spopolamento in Italia sarebbe un’utopia, ma verosimilmente il problema delle poche nascite c’è, e secondo Forlani sono almeno 10 anni che il Governo starebbe accantonando tale situazione. Una criticità di questa entità confluirà inevitabilmente con la crescita economica del Paese, corrodendo il potere d’acquisto.



Ma i dati li riferiscono già le scuole, rispetto ad un anno fa ci sono 120.000 banchi in meno, e gli studenti nei prossimi anni – indifferentemente dal grado scolastico – tenderanno a scendere sotto i 6 milioni.

Per il presidente dell’Inapp ci sarebbero 2 potenziali soluzioni: potenziare e ampliare i servizi sociali (attenzionando alle terze età), e favorire un ricambio generazionale con più posti di lavoro per le donne e per i NEET.