L'intelligenza artificiale è in continua evoluzione e di conseguenza cambiano i suoi possibili impatti sul mercato del lavoro
L’intelligenza artificiale (IA) è un argomento che non solo è in continua evoluzione, ma che sembra non lasciarci mai tranquilli. Non passa giorno senza che si discuta dei suoi effetti, spesso con toni che oscillano tra l’entusiasmo per le opportunità e la preoccupazione per le conseguenze. Questa tecnologia non riguarda solo l’innovazione nei settori avanzati, ma sta incidendo profondamente sul nostro quotidiano.
Tra i tanti aspetti che coinvolge, oggi il dibattito più sentito sembra essere quello legato al lavoro: come cambiano le professioni? Quali ruoli scompariranno? Quali competenze saranno sempre più richieste? Senza nessuna pretesa di fornire una lettura assoluta o definitiva, proviamo a condividere alcune informazioni che ci sembrano interessanti e che offrono spunti di riflessione non scontati.
IA e impatto sul mercato del lavoro: una trasformazione in corso
L’IA sta ridisegnando le dinamiche occupazionali a livello globale, influenzando interi settori e creando nuove esigenze nel mercato del lavoro. I numeri parlano chiaro: secondo il Future of Jobs Report 2025 del World economic forum, nei prossimi cinque anni verranno creati 170 milioni di posti di lavoro legati all’IA, mentre 92 milioni andranno persi, portando a un saldo netto positivo di 78 milioni di nuove opportunità. D’altra parte, la distribuzione di questi cambiamenti non sarà uniforme: alcune professioni cresceranno, mentre altre rischiano di scomparire.
Settori in crescita e in declino
L’innovazione tecnologica non impatta allo stesso modo ogni settore. Secondo recenti ricerche, le aree in cui si prevede la maggiore crescita occupazionale sono:
– sanità e assistenza sociale: l’uso dell’IA nella diagnosi medica, nella gestione dei pazienti e nella robotica chirurgica sta aumentando la domanda di professionisti qualificati in grado di interfacciarsi con queste tecnologie (McKinsey Global Institute, 2024).
– agricoltura e manifattura avanzata: l’uso di algoritmi predittivi, macchinari autonomi e sistemi di gestione basati sull’IA sta trasformando il settore agricolo e quello industriale, creando nuove esigenze di competenze tecniche (Fao, 2024).
– educazione e formazione: la crescente necessità di riqualificare la forza lavoro spingerà la domanda di insegnanti, formatori e specialisti in didattica digitale e apprendimento automatico (Ocse, 2024).
Al contrario, i settori più esposti all’automazione sono quelli caratterizzati da mansioni ripetitive e standardizzabili:
– lavoro amministrativo e contabilità: software avanzati di gestione documentale e di analisi dati stanno già riducendo la necessità di personale per attività come inserimento dati e gestione contabile di base (PwC, 2024):
– assistenza clienti e call center: chatbot e assistenti virtuali stanno riducendo il bisogno di operatori umani, specialmente per le richieste di primo livello (Gartner, 2024);
– produzione industriale tradizionale: nei settori in cui l’automazione è economicamente sostenibile, le macchine stanno progressivamente sostituendo gli addetti alle linee di produzione meno specializzati (MIT Technology Review, 2024).
L’impatto in Italia: numeri e sfide
L’IA sta prendendo piede anche nel nostro Paese, sebbene con ritmi più lenti rispetto ad altre economie avanzate. Nel 2024, il mercato dell’IA in Italia ha raggiunto un valore di 1,2 miliardi di euro, segnando una crescita del 58% rispetto all’anno precedente (Osservatorio Artificial Intelligence, Politecnico di Milano, 2024). D’altra parte, permane un forte divario tra le grandi imprese e le Pmi: mentre le prime hanno già iniziato ad adottare soluzioni basate sull’IA, solo il 7% delle piccole aziende e il 15% delle medie imprese hanno avviato progetti in questa direzione.
Uno degli ostacoli principali è la mancanza di competenze: secondo un rapporto del World economic forum (del 2024), il 39% delle competenze oggi richieste nei lavori attuali cambierà entro il 2030. Questo significa che milioni di lavoratori dovranno aggiornarsi e acquisire nuove competenze per restare competitivi nel mercato.
Un altro aspetto critico è la gestione dell’occupazione in settori ad alta esposizione all’automazione. Sebbene l’IA possa generare nuove opportunità lavorative, il problema rimane nella transizione: senza adeguati investimenti in formazione e riqualificazione, il rischio di un aumento della disoccupazione tecnologica è concreto.
Quale futuro ci aspetta?
L’IA non è solo una sfida, ma anche un’opportunità. Le aziende che sapranno integrare l’IA in modo strategico potranno aumentare la produttività, migliorare la qualità del lavoro e creare nuove professionalità. Ma, per evitare che l’innovazione si traduca in un’esclusione dal mondo del lavoro per una parte della popolazione, è fondamentale un intervento mirato da parte di Governi, aziende e istituzioni educative, volendo sintetizzare, una comunione d’intenti, un bene comune.
Siamo di fronte a un cambiamento profondo, che ridefinirà il concetto stesso di lavoro e di valore delle competenze. Certamente, ne torneremo a parlare, perché il “cambiamento cambia”, e con esso cambieranno le sfide e le opportunità del mercato del lavoro.
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