Per i giovani in Italia il benessere sul posto di lavoro è più importante dello stipendio: i dati del sondaggio condotto dal gruppo Adecco

Secondo una recentissima indagine condotta del gruppo Adecco – che internazionalmente si occupa delle risorse umane – il mondo del lavoro sta cambiando rapidamente con le nuove generazioni che, a differenza dei precedessori, sembrano mettere al primissimo posto delle esigenze lavorative il benessere all’interno dell’ufficio: un dato in netta controtendenza rispetto al medesimo raccolto dalla stessa Adecco solamente nel 2022 e che si intreccia ai (pessimi) dati raccolti da Gallup sulla motivazione con cui i lavoratori italiani affrontano le loro mansioni.



Procedendo per ordine, in un sondaggio pubblicato pochi giorni fa Adecco ha scoperto che ad oggi il 60% degli italiani intervistati considera – nella scelta del posto di lavoro – il benessere e la tranquillità una priorità assoluta: non a caso il 74% del campione sostiene fermamente di non essere disposto a barattare il benessere sul lavoro neppure a fronte di promesse di stipendi maggiori; e se da un lato solo il 9% sacrificherebbe il benessere per una paga più competitiva, il 17% lo farebbe a fronte della possibilità di lavorare in smartworking.



I dati di Adecco – dicevamo già prima – diventano però ancora più interessanti se comparati a quelli raccolti nel corso di un’identica rilevazione effettuata nel 2022: in quel momento, infatti, la priorità degli italiani nella scelta del lavoro ricadeva nella maggior parte dei casi (esattamente il 53%) sullo stipendio con il benessere che si piazzava secondo con un 36% di preferenze complessive, superando di poco (11 punti percentuali) la potenziale crescita personale e professionale.

Cosa c’è dietro alla richiesta di benessere sul posto di lavoro: i dati di Gallup sulla motivazione dei lavoratori italiani

Insomma, se fino a pochissimi anni fa lo stipendio era la vera e propria driving force del lavoro, oggi a prevalere è il benessere ed è qui che entrano in gioco i dati che abbiamo citato prima raccolti da Gallup: l’Italia, infatti, secondo il recente report “State of the Global Workplace 2025” fa registrare dati tra i più bassi al mondo nella partecipazione e motivazione dei lavoratori con un misero 6% che rientra nella categoria di coloro che risultano “attivamente coinvolti”, il 20% che si dice “attivamente distaccato” e il restante 74% che risulta essere completamente “disinteressato”.



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Insomma, in Italia sono solamente il 6% coloro che sono attivamente coinvolti nel loro posto di lavoro, contribuendo in maniera sostanziale e importante alla crescita dell’azienda che li ha assunti: un dato che risulta essere meno della metà della media europea (pari al 13%) e un quinto rispetto agli “eccellenti” Stati Uniti e Canada che superano il 31% di coinvolgimento attivo; spinto – secondo gli stessi intervistati da Gallup – proprio da quel carente benessere che ci parla di elevatissimi dati di stress e burnout, di mancato equilibrio tra lavoro e vita privata e di possibilità di avanzamenti di carriera del tutto assenti.