LAVORO – Retribuzioni in crescita, ma le famiglie incassano meno – È stato presentato ieri il Rapporto “Domanda di lavoro e retribuzioni nelle imprese italiane”, realizzato da Unioncamere insieme a OD&M Consulting, società specializzata in indagini sulle politiche retributive, e a Gi Group, società operante nel campo dei servizi per il mercato del lavoro. Tra i risultati, interessante notare che la retribuzione media dei lavoratori dipendenti in Italia, nel 2009 ha sfiorato i 26.000 euro (25.980 per l’esattezza), con un aumento del 2% (500 euro) rispetto al 2008. In diminuzione dell’1,4%, invece, il reddito lordo delle famiglie. Tutta colpa della crisi che, con l’aumento di disoccupati e di cassaintegrati, ha fatto scendere le entrati famigliari.
In crescita, dal 2008 al 2009, anche la differenza salariale tra uomini e donne, passata dal 12,8% al 13%. Nel dettaglio gli uomini ha percepito in media 27.130 euro, mentre le donne 24.010 euro. Rispetto al 2008 c’è stato un aumento rispettivamente del 2% e dell’1,9%. Il tasso di inflazione nel 2009 è stato pari allo 0,8% (nel 2008 era stato del 4,8%), un livello molto basso a causa della diminuzione dei consumi registrata per via della diminuzione della massa retributiva, generata dal calo dell’occupazione e dal ricorso alla cassa integrazione, che garantisce un reddito comunque inferiore alla normale retribuzione.
Continua
Il rapporto ha anche analizzato le prospettive del mercato del lavoro per il 2010. Si evidenzia come le imprese si stiano dimostrando ancora molto caute nell’assumere nuovo personale. Nel farlo, tuttavia, ripongono sempre più attenzione al profilo professionale da integrare e al titolo di studio dei candidati. Quest’anno si prevede che la quota di assunzioni destinata ai laureati dovrebbe raggiungere il 12,5% (conto l’11,9% del 2009), mentre quella dei diplomati dovrebbe salire dal 42,4% al 44%.
Il titolo di studio sembra inoltre determinante anche per la retribuzione. Nel 2009, infatti, la differenza media fra i redditi di un lavoratore laureato e di uno con il solo titolo della scuola dell’obbligo ha raggiunto il 68%.