LAVORO/ Tiraboschi: cara Fornero, ecco gli “incentivi” che fanno ripartire l’occupazione

- int. Michele Tiraboschi

Il governo è pronto a stanziare oltre 230 milioni di euro per favorire l’assunzione di giovani e donne. Un'azione, secondo MICHELE TIRABOSCHI, sostanzialmente inutile. Vediamo perché

Fornero_BiancaR439 Elsa Fornero (Infophoto)

Il governo è pronto a stanziare oltre 230 milioni di euro per favorire l’assunzione di giovani e donne. Il ministro del Lavoro e delle politiche sociali, Elsa Fornero, ha infatti firmato un decreto interministeriale che destina tale cifra ai rapporti di lavoro stabilizzati o attivati entro il 31 marzo 2013. La nota recentemente emessa dal ministero fa sapere che i contributi “verranno riconosciuti per contratti stipulati con giovani di età fino a ventinove anni ovvero con donne indipendentemente dall’età anagrafica, secondo limiti numerici per ciascun datore di lavoro che consentano di rispettare la disciplina comunitaria degli aiuti di Stato”. Viene inoltre riconosciuto “un importo pari a 12.000 euro in caso di trasformazione di un contratto a tempo determinato in contratto a tempo indeterminato, ovvero per ogni stabilizzazione di rapporti di lavoro nella forma di collaborazioni coordinate e continuative anche nella modalità di progetto o delle associazioni in partecipazione con apporto di lavoro”. Il ministero fa poi sapere che sono previsti incentivi per le assunzioni di giovani e donne anche a tempo determinato, la cui misura varia in relazione alla durata del rapporto di lavoro. In particolare, il valore del contributo è di 3.000 euro per contratti di lavoro di durata non inferiore a 12 mesi, di 4.000 euro se la durata del contratto supera i 18 mesi e, da ultimo, di 6.000 euro per i contratti superiori a 24 mesi. “Con queste misure – conclude la nota – il governo intende offrire un segnale inequivocabile sul fronte dell’impegno a sostegno dell’occupazione dei giovani e delle donne, nell’auspicio che il mondo delle imprese sappia cogliere questa eccezionale opportunità per favorire l’ingresso dei nostri giovani e delle donne nel tessuto occupazionale e produttivo del Paese”. La pensa però diversamente Michele Tiraboschi, Professore ordinario di Diritto del lavoro, nonché Presidente di Adapt (Associazione per gli Studi Internazionali e Comparati sul Diritto del lavoro e sulle Relazioni industriali) che, in questa intervista per IlSussidiario.net, spiega: «Credo che a questo annuncio, da verificare comunque nel merito, si possa rispondere con quello fatto pochi giorni fa dal presidente di Confindustria Giorgio Squinzi, il quale si è detto disponibile a rinunciare a tutti gli incentivi purché si possa abbassare il costo del lavoro e il peso fiscale». La somma annunciata dal governo, continua Tiraboschi, «è irrisoria per sostenere l’occupazione, se paragonata poi ai costi e a gli oneri che deve affrontare un’impresa nel momento in cui assume una persona. Non è certamente questa la via principale per creare occupazione di qualità. Anzi, spesso incentivi come questi vengono utilizzati dalle imprese per assumere solo fino alla loro durata, dopo di che tutto torna come prima». 

Entrando nel dettaglio, Tiraboschi afferma che questi incentivi economici rivolti alle imprese non sono solo esigui, ma anche «paradossali a fronte di una riforma Fornero del mercato del lavoro che ha pesantemente irrigidito le assunzioni da parte delle imprese. Se quindi è aumentato il costo del lavoro, in particolare quello flessibile, utilizzare queste briciole per compensare i grandi disincentivi normativi produrrà certamente pochi e scarsi effetti».

Per sostenere l’occupazione, in particolare quella giovanile, conclude Tiraboschi, sarebbe dunque opportuno «riscrivere largamente la riforma del mercato del lavoro, attuare un maggiore coordinamento tra riforma e sistema previdenziale (chi mai andrà ad assumere un esodato per pochi euro di incentivo?) e sostenere in maniera concreta il rilancio dell’apprendistato. Non attraverso incentivi economici, ma attraverso un impegno istituzionale forte per la qualità dei percorsi formativi e per un miglior raccordo con il sistema educativo del sistema del lavoro».

 

(Claudio Perlini)    







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