Con tutta probabilità verrà inserita nella Legge di Stabilità 2013 la proroga dei contratti dei precari in scadenza nella Pubblica amministrazione. Lo ha annunciato ieri Antonio Naddeo, capo Dipartimento della funzione Pubblica, per conto del ministro della funzione pubblica Filippo Patroni Griffi al termine dell’incontro con i sindacati. Se la norma allo studio verrà presa in considerazione, la proroga sarà estesa sino al prossimo 31 luglio con l’obiettivo di dare il tempo di definire un accordo quadro presso l’Aran (Agenzia per la Rappresentanza Negoziale delle Pubbliche Amministrazioni). «Questo è un passo avanti significativo ma non esaustivo – dice Fabrizio Fratini, segretario nazionale della Fp-Cgil, contattato da ilsussidiario.net – Oggi (ieri, ndr) si è tenuto il primo tavolo per i lavoratori della pubblica amministrazione e, per la prima volta, è stata tenuta in considerazione una proposta che ha visto Cgil in prima linea. L’obiettivo è quello di disattivare una vera e propria bomba a orologeria che, se non disinnescata, dovrebbe scoppiare il 31 dicembre prossimo, quando scadranno migliaia di contratti a tempo determinato nella Pa».
Migliaia di contratti sui quali c’è tutt’ora una querelle sulle cifre. «Incrociando i dati delle nostre strutture territoriali – spiega Fratini – con quelli forniti dalla Ragioneria Generale dello Stato, ci risulta che siano 120.000 i lavoratori con contratti in scadenza nelle pubbliche amministrazioni e di questi i contratti a tempo determinato sono 90.592 di cui, ad esempio, 32.931 in sanità e 43.559 nelle Regioni, comprese quelle a Statuto speciale e le Autonomie locali. Gli interinali sono 12.573 e gli impiegati che svolgono mansioni socialmente utili sono 18.604. I contratti in formazione lavoro sono invece 801 mentre quelli che svolgono telelavoro 1.389. A questi si aggiungono 42.672 rapporti di collaborazione coordinata e continuativa. Inoltre, il ministero ha rilevato al 31 dicembre scorso, 100.052 rapporti di lavoro flessibili nelle pubbliche amministrazioni, esclusa la scuola, senza considerare ancora il numero delle collaborazioni coordinate e continuative presenti».
Per la Cgil, le conseguenze di un mancato rinnovo potrebbero essere pesanti. «Rischiamo di chiudere i servizi – afferma Fratini – perchè la fuoriuscita di un numero così elevato di precari provocherebbe disservizi enormi. Abbiamo tentato di lavorare, parallelamente sul territorio, nelle nostre sedi locali e se un medico generico o un dipendente comunale ha svolto lo stesso impiego da 10 o 12 anni, riteniamo che quel posto sia ormai una spesa strutturale, insita nel bilancio e impossibile da integrare in altro modo».
Il percorso proseguirà domani con la discussione in Consiglio dei Ministri del testo della proroga per poi continuare lunedì prossimo con un altro incontro fra le Parti sociali e passare poi alla definitiva comunicazione dell’esito. L’obiettivo per Fratini è abbastanza ambizioso e tenta di assicurare un futuro stabile ai precari anche dopo il fatidico 31 luglio: «Nessuno pensa a sanatorie o assalti alla diligenza, semplicemente abbiamo pensato che si è trattato di prestazioni che si sono protratte per anni garantendo servizi fondamentali all’interno della Pa e, in virtù di questo, contiamo di avviare un percorso che preveda la stabilizzazione e l’assunzione dei precari nella Pubblica amministrazione, sebbene siamo consapevoli che nel computo dei tagli della spesa pubblica che vuole apportare questo Governo ci siano anche questi lavoratori. L’ipotesi allo studio sarebbe quella di garantire loro un punteggio o delle quote di riserva». L’Esecutivo starebbe anche mettendo a punto una misura per riconoscere l’anzianità dei precari della Pa che tornerebbe utile in sede di concorso pubblico.