In questo periodo di crisi, economica e non solo, uno degli argomenti più gettonati all’interno del panorama mediatico italiano sembra essere il futuro dei giovani, e l’arretratezza culturale sul tema non lascia trasparire condizioni per un futuro senza preoccupazioni. Il fatto che questa generazione sia destinata ad essere più povera di quella precedente e che per inseguire i propri sogni sia necessario andar fuori o avere gli “agganci” giusti, sembrano essere i cavalli di battaglia di molti media o blog.
Tutte queste lamentele e critiche hanno contribuito a creare un clima con effetti quasi catastrofici sugli under 30, che si ritrovano spossati e appesantiti ancora prima di intraprendere una strada. Neanche le belle parole e i buoni propositi, futuri, dei ministri riescono a risollevare l’umore della “generazione mille euro”. Ma quindi cosa può aiutare oltre sei milioni di uomini e donne a non perdere la fiducia nel futuro? Si può chiedere di rinunciare ai propri sogni, in cambio di condizioni lavorative meno rischiose ma poco gratificanti? Sono molte le storie di persone che pur avendo grandi capacità, motivazioni e desideri sono state “costrette”, dalla necessità di portare a casa la pagnotta, ad accantonare i propri sogni e a fare i conti con la realtà.
Alcuni libri o mostre hanno raccontato storie di persone che sono riuscite a realizzare il proprio sogno, attraverso le difficoltà del sistema italiano. Le gelaterie Grom, fondate da due ragazzi quasi trentenni (Guido Martinetti e Federico Grom), e Wyscout, un software per lo scouting di giovani talenti calcistici tra i più utilizzati in Italia, fondato da Matteo Campodonico, rappresentano solo la punta dell’iceberg di questo fenomeno. Possono le storie di questi ragazzi tenere deste e vive le speranze di chi si scontra giornalmente con circostanze lavorative poco stimolanti e troppo spesso mal retribuite?
Ciò che permette di andare avanti alla nostra generazione di under 30 è la capacità di adattarsi e reinventarsi anche in momenti di crisi. Facendo si che si possa dare il proprio contributo alla società costruendo in qualunque luogo di lavoro ci si trovi, certi che è la persona che fa il lavoro e non viceversa. Così come hanno fatto Matteo Ciccone e Giacomo Iachini che hanno fondato la Ciccone Calzature a Pescara mettendo insieme le loro capacità.
Ciò che noi italiani, a cui piace molto lamentarsi, abbiamo dimenticato è l’approccio che avevano i nostri nonni che non avevano paura di ricominciare a rischiare nonostante tutto quello che era successo, perché certi che dai propri errori e fallimenti avrebbero potuto imparare e ripartire. Per parlare in termini odierni, così come dice Alfred rivolgendosi a Bruce Wayne (Batman) nel Ritorno del Cavaliere Oscuro: “Perché cadiamo, signore? Perché così possiamo imparare a rialzarci!”.
(Daniele Riggi)