“Sperando contro ogni speranza”: è il motto, la frase preferita, come dice lui stesso, dello storico industriale francese François Michelin, dal 1955 al 1999 alla guida della leggendaria industria di pneumatici. E’ una frase di San Paolo e sottintende cosa interessa oggi di più a Michelin: la fede in Dio. Segnato da un lutto doloroso, la morte del figlio Edouard nel 2006 a soli 43 anni, annegato mentre stava pescando, François Michelin vive oggi una vita di ritiro in un istituto religioso, quasi una vita monastica.
Da sempre fervente cristiano, ha raccontato alla rivista francese Paris Match la sua scelta. Una morte che lo segnò profondamente: “Fa male davvero” dice. “Tutto quello che avevamo costruito era crollato, non c’era nulla di più. Poi chiedi a Dio e si capisce che la risposta si trova altrove. Dio dà risposta quotidiana. Non può essere altrimenti. Amo questa frase di San Paolo: “sperando contro ogni speranza”. La vita di tutti i giorni ha un senso, dice Michelin, anche con un lutto del genere: la fede porta al concetto di vita eterna, spiega, non c’è la morte.
Michelin nel corso dell’intervista parla anche della crisi che vive il suo paese e di cosa significa lavorare con coscienza: “C’è desiderio di correttezza politica, ma un buon ingegnere è una persona che non è mai contento di quello che sa. Per mettere la Francia in buone condizioni basta una cosa: il rispetto della realtà” dice. A proposito della crisi (dal 2009 in Francia hanno chiuso 1250 fabbriche) spiega che il problema non sono i paesi emergenti che usano lavoratori sottopagati, ma che in quei paesi si lavora di più: meno si lavora, meno si ottengono i risultati, dice.
Gli viene chiesto il senso del suo motto, “diventa ciò che sei”, una frase del poeta Pindaro. Racconta la storia dei tre scalpellini: “Conoscete la storia dei tre scalpellini? Al primo viene chiesto: “Cosa stai facendo?” Risponde: “Ho tagliato una pietra”. Il secondo: “Faccio una scultura”. E il terzo: “Sto costruendo una cattedrale”. Il dramma della Francia è che si tratta di un ministero del lavoro e non di un dipartimento del lavoro! C’è una perdita di significato”. Lo Stato, aggiunge, non ama la libertà e l’indipendenza: invece di dire non preoccupatevi, ci sono i soldi dello Stato, il presidente avrebbe dovuto dire: “Dobbiamo lavorare di più. Se non lo fai moriremo”.
Viene quindi sottolineato il fatto che lui abbia lavorato per 44 anni nella stessa azienda mentre oggi i manager cambiano ogni due, tre anni: quello che conta, dice, è l’appartenenza, fare qualcosa che abbia un senso. Oggi, dice, ci sono finanzieri che non hanno più il senso e il significato degli uomini. La finanza oggi ha preso il potere. Suo nonno invece gli disse questa cosa, racconta: “La verità e la realtà sono più grandi di te, e il denaro deve essere un servo, non un padrone”.