Si è tenuto oggi a Roma, presso l’Università Luiss, il seminario “Solidarietà generazionale tra Etica, Economia e Costituzione”. Un momento di riflessione a partire da“Spunti per una politica di solidarietà generazionale”, lavoro di Luciano Monti, Docente di Politica Economica Europea, presso l’ateneo capitolino e coordinatore Osservatorio economico-internazionale della Fondazione Bruno Visentini che ha visto la partecipazione di Marcello Cecchetti, Raffaele Fabozzi, Sebastiano Maffettone, Fabio Marchetti, Michel Martone, Pasquale Sandulli, Giuseppe Di Gaspare e Gustavo Visentini. Pubblichiamo il testo dei saluti inviati dal Prof. Monti che contengono nuovi utili spunti circa la sua proposta.
Cari signori, come avete saputo non mi è possibile partecipare oggi a questo evento causa ricovero urgente in ospedale. Saranno state probabilmente tutte le maledizioni ricevute nelle settimane scorse da coloro che avendo maturato pingui pensioni si sono indignati alla lettura di “spunti per una politica di solidarietà generazionale” o la conseguente intervista su Il Corriere della Sera o su Ilsussidiario.net! Voglio ricordarvi in sintesi i quattroelementi che mi hanno indotto a ragionare su strumenti emergenziali di solidarietà generazionale:
1 – L’Italia è balzata ai primissimi posti in Europa non solo per tasso di disoccupazione e di inoccupazione dei giovani, ma anche per il tasso di diseguaglianza (il cosiddetto coefficiente di Gini). Quest’ultimo rileva che negli ultimi trent’anni (dal 1987 al 2008) il reddito si è progressivamente spostato dalle fasce di popolazione tra i 30 e i 50 anni a quelle over 50 e over 65;
2 – per promuovere la lotta contro questo nuovo fenomeno di vera e propria esclusione sociale delle fasce giovanili (con picchi di disoccupazione e inoccupazione superiori al 40%,) il Consiglio europeo, il 28 giugno scorso, ha reso operativa la Garanzia Giovani (Youth Guarantee) dotandola di 6 miliardi di euro ai quali potrebbero aggiungersene un altro miliardo (forse due) da riprogrammazioni nel periodo successivo
3 – come ha sottolineato il Ministro Giovannini nei giorni scorsi, dall’inizio della crisi si sono persi 800.000 posti di lavoro, di cui 727.000 di giovani di età compresa tra i 15 e i 29 anni.
4 – dati alla mano, il costo dell’inoccupazione giovanile in Italia pesa annualmente il 2,5% del Pil nazionale, ma se ne prevede un’ulteriore crescita. Questo rappresenta un costo sociale di oltre 40 miliardi annui che renderà presto insostenibile l’intero sistema previdenziale, nei cui parametri questo fenomeno non è conteggiato!
Dopo la pubblicazione del mio scritto, sono intervenuti due fatti che ci devono far ulteriormente riflettere e ci spronano a trovare una soluzione strutturale a questa vera e propria frattura generazionale:
1 – la ferma posizione della Corte costituzionale, che ha ribadito il proprio stop a prelievi di natura solidaristica a carico dei soli pensionati;
2 – la oramai evidente impossibilità del Governo, stretto tra vincoli comunitari e di tesoreria, a reperire risorse economiche da affiancare alla sperimentazione promossa dall’Unione europea. Perché di questo stiamo parlando; con i 500 milioni di euro disponibili nel biennio 2014-2015 sarà infatti possibile intervenire su un campione di giovani inoccupati (i cosiddetti Neet) non superiore al 2% dei soggetti che rientrano in questa fascia.
Con queste premesse auspico che il dibattito odierno verta sulle possibili forme di sostegno a una politica generazionale che permetta il reperimento di risorse (6-7miliardi di euro) dedicate esclusivamente al sostegno della misura comunitaria Youth Guarantee, tenendo presente le specificità italiane.
Ritengo in proposito che la posizione assunta dalla Corte costituzionale debba essere da stimolo per trovare soluzioni che si dirigano verso due possibili direttrici: da un lato, come da me auspicato nella pubblicazione, verificando la possibilità di configurare veri e propri prestiti generazionali, veicolati da un nuovo fondo per la garanzia giovani, dove vadano a concorrere le risorse comunitarie (per orientare e promuovere assunzioni) e quelle nazionali per promuovere l’auto-impiego (componente quindi revolving del fondo). Dall’altro quella, auspicata anche dal Ministro Giovannini, di bloccare l’indicizzazione delle pensioni più elevate.
Una terza via alternativa o in concorso, potrebbe essere anche quella di prevedere un prelievo tributario una tantum a carico delle fasce più elevate di reddito, che come detto in precedenza sono prevalentemente e mediamente over 50 e over 65.
Valutati gli strumenti possibili e costituzionalmente attuabili, il secondo ambito di discussione credo sia quello di delineare la natura di scopo del/dei prelievo/i. Una discussione che non dovrebbe essere circoscritta ai soli profili giuridici, ma anche a quelli etici e della comunicazione. Quest’ultima infatti dovrebbe chiarire ai cittadini che non è di natura punitiva ma strettamente solidaristica. Credo che nessun nonno si rifiuterebbe di contribuire al futuro di suo nipote!
Anche la reale gravità della congiuntura e le sue probabili ripercussioni non solo sulla vita economica ma anche su quella sociale di giovani a lungo lontani dal mondo del lavoro credo vada approfondita e tenuta in conto per misurare l’entità della frattura generazionale apertasi. Abbiamo in passato previsto imposte una tantum per i terremoti. Ebbene, quello che stiamo vivendo è una frattura generazionale epicentro di un terremoto congiunturale. L’unica vera differenza è che questo epicentro era agevolmente prevedibile.
Sono convinto i prossimi interventi contribuiranno ad approfondire questo delicato tema e si possa finalmente e apertamente mettere sullo stesso piano i giovani disoccupati e inoccupati e coloro che hanno terminato o stanno terminando la loro esperienza lavorativa.