Il Jobs Act approvato nello scorso dicembre tratteggia un nuovo sistema di promozione e tutela del lavoro che incide sia sul versante delle politiche attive e passive che su quello della disciplina dei rapporti di lavoro e della conciliazione delle esigenze di vita e di lavoro.
Con particolare riferimento alle politiche passive, la legge delega stabilisce, tra i vari interventi, alcuni principi in materia di ammortizzatori sociali in caso di disoccupazione involontaria ai quali i successivi decreti attuativi si sono dovuti attenere. Tra questi vi sono quello della rimodulazione dell’ASpI, con l’omogeneizzazione della disciplina relativa ai trattamenti ordinari e ai trattamenti brevi, rapportandone la durata alla pregressa storia contributiva del lavoratore, quello dell’incremento della durata massima della misura per i lavoratori con carriere contributive più rilevanti, quello dell’universalizzazione del campo di applicazione dell’ASpI, con estensione ai lavoratori con contratto di collaborazione coordinata e continuativa, e quello dell’introduzione di massimali in relazione alla contribuzione figurativa.
Si prevede, inoltre, l’introduzione, dopo la fruizione dell’ASpI, di una prestazione per i cittadini che presentano valori Isee ridotti e l’eliminazione dello stato di disoccupazione come requisito per l’accesso ai servizi di carattere assistenziale.
In questo quadro di riferimento opera il D.lgs. 22/2015 del 4 marzo scorso in materia di riordino della normativa in materia di ammortizzatori sociali in caso di disoccupazione involontaria e di ricollocazione dei lavoratori disoccupati. Il decreto introduce, infatti, la Naspi, la nuova assicurazione sociale per l’impiego che andrà a sostituire la “vecchia” (istituita nel 2012 con la “Legge Fornero”) Aspi. Questa andrà a tutelare, per gli eventi di disoccupazione che si verificheranno a partire dal prossimo primo maggio, tutti i lavoratori dipendenti che potranno far valere almeno 13 settimane di contribuzione negli ultimi 4 anni di lavoro ed almeno 30 giornate effettive di lavoro negli ultimi 12 mesi
Si introduce, quindi, con lo stesso decreto, e sebbene in via sperimentale, l’Asdi, un assegno di disoccupazione che verrà riconosciuto solo a chi, scaduta la Naspi, non avrà ancora trovato un lavoro e si trovi in condizioni di particolare necessità.
Per i collaboratori, inoltre, che hanno perso il lavoro dal primo gennaio 2015 si prevede la possibilità di godere dalla Dis-Coll (disoccupazione per i collaboratori). Per goderla il lavoratore deve poter dimostrare tre mesi di contribuzione nel periodo che va dal primo gennaio dell’anno scorso, almeno un mese nell’anno solare in corso, al momento in cui si verifica la perdita del lavoro.
A oggi, tuttavia, perché il provvedimento sia pienamente concretizzato, mancano le procedure operative dell’Inps, senza le quali le novità del Jobs Act rischiano di rimanere, si pensi alla misura per i collaboratori teoricamente operativa dal primo gennaio, lettera morta.
C’è da sperare, quindi, che l’istituto guidato dal Prof. Boeri provveda, il prima possibile, a definire le procedure e la modulistica necessarie per far sì che la riforma smetta di esistere solamente nei tweet del Presidente del Consiglio e inizi a produrre concretamente gli effetti auspicati nella vita dei lavoratori italiani.