“La sentenza della Consulta avrebbe imposto al governo di ripagare 18 miliardi di euro, ma i cittadini sanno che non ha senso spendere 18 miliardi per dare i rimborsi anche a chi sta abbastanza bene o bene”. Lo ha detto il presidente del Consiglio, Matteo Renzi, a Porta a Porta per poi aggiungere che “l’impegno del governo è chiaro ed è: liberiamo dalla Fornero quella parte di popolazione che accettando una piccola riduzione può andare in pensione con un po’ più di flessibilità. L’Inps deva dare a tutti la libertà di scelta”. Una scelta condivisa solo in parte da Luigi Marino, Vicepresidente vicario Gruppo Area Popolare (Ncd-Udc) al Senato, secondo cui «sarebbe un errore approfittare di una sentenza abnorme della Corte costituzionale per attuare l’ennesima riforma delle pensioni nel momento in cui il sistema contributivo da poco introdotto deve ancora dispiegare pienamente tutti i suoi effetti».
Che cosa ne pensa della soluzione del bonus da 500 euro decisa dal governo?
La decisione del governo di rimborsare solo una parte dei pensionati non è accettabile perché la perequazione non può essere un privilegio solo di alcuni. Piuttosto tutto ciò conferma che negli ultimi 20 anni il ceto medio è stato punito attraverso un livellamento da socialismo reale.
Prima di passare ad Area Popolare, lei è stato eletto in Scelta civica. Il blocco delle indicizzazioni voluto dal governo Monti è stato un errore?
La mia posizione su questo tema è abbastanza “anomala” rispetto ad altri componenti del governo e della maggioranza. Il blocco delle indicizzazioni è stata una decisione imposta dalle difficoltà di bilancio e dalla situazione di quadro finanziario devastante del secondo semestre del 2011. Questo insieme di fattori mise lo Stato di fronte a una scelta obbligata.
Lei quindi avrebbe fatto le stesse scelte di Monti?
Al posto del presidente del Consiglio Mario Monti o del ministro del Lavoro Elsa Fornero avrei adottato una sospensione o un blocco temporanei e non permanenti. Sarebbe stata una soluzione che avrei capito di più, in quanto era preferibile un provvedimento introdotto solo per un determinato numero di anni e non invece con conseguenze definitive. Sarebbe stato del resto più coerente con l’indicizzazione relativa al costo della vita introdotta dopo il 1992, mentre come sappiamo prima di quella data l’indicizzazione era riferita ai contratti.
Perché sarebbe stato meglio un blocco temporaneo?
L’indicizzazione di tutte le pensioni, dalla più piccola alla più grande, è doverosa e necessaria per mantenere la capacità di acquisto dei pensionati. D’altra parte sono convinto che in momenti particolari il governo possa sospendere o addirittura cancellare questa indicizzazione per un determinato periodo.
Questa sentenza può essere un’opportunità per un’ipotesi di riforma del sistema nell’ottica della flessibilità, o eventualmente del reddito minimo proposto da Boeri?
No, io penso che questa sentenza non sia affatto propedeutica a una riforma delle pensioni, soprattutto dopo l’introduzione del sistema contributivo. Quest’ultimo è già di per sé una riforma strutturale le cui conseguenze si dispiegheranno nei prossimi decenni. Non capisco perché dovremmo prendere questa anomala sentenza della Corte costituzionale e strumentalizzarla per attuare l’ennesima riforma delle pensioni.
(Pietro Vernizzi)