Mario Monti difende la scelta del suo esecutivo bocciata dalla Corte Costituzionale e spiega, ai microfoni di Agorà, che il blocco delle indicizzazioni delle pensioni era strettamente indispensabile. Secondo l’ex Premier la Consulta non ha preso in considerazione un importante articolo della Costituzione, il numero 81, che proprio dal 2012 ha introdotto il vincolo del pareggio di bilancio. Il senatore a vita ricorda quindi che l’Italia si trovava in una situazione critica e che il risparmio di spesa determinato dalla misura è stato determinante, insieme ad altre misure, a evitare il peggio.
Un contributo di solidarietà sulle pensioni più alte non è un’idea nuova, ma sembra che stia tornando in voga proprio ora che servono risorse per rimborsare le mancate rivalutazioni del 2012 e 2013 dopo la sentenza della Corte Costituzionale. Lo scrive Il Messaggero, spiegando che per il momento si tratta di un’ipotesi e non è chiaro se il Governo la percorrerà fino in fondo. Il quotidiano romano ricorda che in ogni caso si tratterebbe di una soluzione che presenterebbe problemi soprattutto di tipo giuridico: c’è infatti il rischio di ricorsi alla Consulta che potrebbero anche essere accolti.
A pochi giorni dalla sentenza della Consulta, che ha bocciato il blocco dell’indicizzazione delle pensioni, introdotto nel 2011 dal Governo Monti, il Governo, rappresentato dal Ministro dell’Economia Padoan, ha confermato di voler rispettare la sentenza della Corte Costituzionale, procedendo con il rimborso (retroattivo) ai pensionati con un assegno superiore ai 1.500 euro, destinatari del provvedimento introdotto dal governo tecnico. Come verranno reperiti i fondi da destinare ai rimborsi? Ieri il Ministro del Lavoro aveva negato l’introduzione di una legge patrimoniale, oggi una nuova smentita arriva da Padoan, che ha negato la possibilità di una manovra ad hoc, per reperire i fondi necessari (la stima esatta dei rimborsi non è stata ancora effettuata ma con ogni probabilità si tratterà di una cifra più elevata dei 5 miliardi stimati, in prima battuta, dall’avvocatura di Stato, che potrebbe persino superare i 10 miliardi di euro). La sentenza della Consulta potrebbe provocare un aumento delle tasse (al momento smentita dai membri del Governo) o una riduzione dei fondi a disposizione per altri fini, tra cui la possibile riforma delle pensioni.