La riforma delle pensioni che il Governo sta mettendo a punto aiuterà l’occupazione giovanile. Ne è convinto Giuliano Poletti, che a margine del convegno sui 25 anni del Banco alimentare in Emilia-Romagna ha spiegato che “con gli interventi che stiamo facendo sul versante pensionistico e previdenziale potremo promuovere un po’ di ricambio”. Secondo il ministro del Lavoro, infatti, la Legge Fornero sulle pensioni “ha creato una barriera in più” per l’occupazione giovanile, oltre a quella costituita dalla crisi economica. Sicuramente c’è chi farà notare al ministro che l’Ape volontaria non è così attraente, e dunque potrebbe non aiutare a “liberare” dei posti di lavoro per i giovani (sempre che le imprese decidano di sostituire un lavoratore che va in pensione).
Gli italiani non sembrano molto entusiasti della riforma delle pensioni e dell’Ape. Un sondaggio di Ipsos, condotto per conto della trasmissione diMartedì, mostra infatti che solamente il 21% degli intervistati ritiene che la possibilità di andare in pensione accedendo a un prestito sia “un cambiamento profondo e utile del sistema pensionistico”. Il 66%, invece, crede che si tratti di “un bluff, poco utile nel concreto”. Più netta la percentuale (71%) di chi dice di non fidarsi ad accendere un prestito pensionistico con una banca, come prevede l’Ape. Solamente il 18% risponde di fidarsi. Numeri certamente poco lusinghieri per la misura principale della riforma delle pensioni disegnata dal Governo Renzi.
La riforma delle pensioni che sarà inserita nella Legge di bilancio con tutta probabilità conterrà anche disposizioni su Opzione donna. Si tratterà di usare le risorse avanzate rispetto all’intervento varato lo scorso anno per una proroga. Per farlo, dunque, servirà prima l’esito del monitoraggio sull’uso di tali risorse. E Roberto Simonetti, Segretario della commissione Lavoro della Camera, ha presentato un’interrogazione proprio sul tema. È lo stesso deputato della Lega Nord a comunicarlo via Twitter, facendo anche presente che giovedì 13 ottobre è attesa la risposta. Queste le parole contenute nel tweet: “#opzionedonna giov.13 mia interrogazione su #contatore Monitoraggio delle risorse per il completamento della sperimentazione”.
La riforma delle pensioni sancita in parte con l’accordo dello scorso mercoledì 28 settembre, non sembra aver soddisfatto in pieno tutte le sigle sindacali. In particolare la CGIL, tramite una infografica ha voluto far chiarezza sull’Ape sottolineando:”La Cgil non è d’accordo con questo strumento voluto dal Governo perché è solo un meccanismo di prestito finanziario che non modifica la Legge Fornero e aumenta le diseguaglianze”. Inoltre nell’infografica viene rimarcato che “il nostro obiettivo finale era e resta cambiare la legge Fornero con introduzione della flessibilità in uscita nella fascia d’età 62-70 anni, ripristino del requisito dei 41 anni per l’accesso alla pensione di anzianità e dando risposte concrete ai giovani e alle carriere discontinue”. Vedremo se questa posizione sarà mantenuta fino in fondo e se soprattutto porterà ad una possibile rottura con il Governo nelle trattative.
Lo scorso 28 settembre il Governo ed il mondo sindacale si sono stretti la mano raggiungendo un accordo che può essere definito senza dubbio storico. Sulla vicenda ha voluto parlare del ruolo importante svolto dai sindacati, il segretario generale dello Spi Cgil Ivan Pedretti che ha sottolineato: “Erano dieci anni che non ci riuscivamo.. finalmente si danno risposte ai pensionati e ai pensionandi con interventi sulla quattordicesima, sulla no tax area, sui lavori usuranti, sui lavoratori precoci e sulle ricongiunzioni onerose. Nessuno ci ha regalato niente e questa intesa è il frutto della nostra determinazione e della lotta dei pensionati e dei lavoratori. Non portiamo a casa tutto e ci vorrà ancora tempo per riuscire a fare a pieno quello che vorremmo ma penso che questo sia davvero un buon punto di partenza per il sindacato e per le persone che ogni giorno cerchiamo di rappresentare”.
L’accordo che hanno sottoscritto il Governo Renzi ed i vari sindacati sulla riforma delle pensioni la scorsa settimana ed in particolare sulle modalità che permetteranno ai lavoratori di uscire con un anticipo di massimo 3 anni e 7 mesi a patto che vengano rispettati alcuni vincoli, è stato definito importante se non storico da diversi esponenti politici e del mondo sociale. Sull’argomento si è espresso il segretario generale della FNP CISL, Gigi Bonfanti che nel corso di un video forum ha rimarcato: “È importante soprattutto da un punto di vista politico in quanto per la prima volta dopo 15 anni il sindacato con il Governo riesce a chiudere una trattativa su temi così delicati come la riforma pensionistica. Noi abbiamo sempre avuto grandi problemi con la Legge Fornero, con questo accordo noi abbiamo cominciato a modificare i suoi effetti negativi. Questo è un grande fatto ed è la prima volta dopo tanti anni che accade”.
Lo strumento che permetterà nei prossimi due anni in via sperimentale ai lavoratori precoci di accedere alla pensione (APE) con un anticipo massimo di 3 anni e 7 mesi per mezzo di un prestito bancario veicolato dall’Inps e da rimborsare in venti anni, a quanto sembra non potrà essere utilizzato da tutti. In particolare, calcoli alla mano, non ne potranno fruire i lavoratori precoci in quanto il vincolo dei 63 anni di età di fatto rappresenta un paletto insormontabile. Infatti, per i lavoratori precoci è stata definita la misura della quota 41 che permette loro di andare in pensione a prescindere dall’età anagrafica a patto che abbiano versato 41 anni di contributi. Una lacuna che sta aumentando il malcontento in questa categoria di lavoratori che peraltro non ha salutato con soddisfazione la scelta della quota 41. Vedremo se il Governo andrà a modificare qualcosa oppure no.
Nelle ultime settimane il Governo Renzi ed i sindacati sono riusciti a trovare una storica intesa sulla riforma pensioni ed in particolare sull’uscita anticipata dal mondo del lavoro per mezzo dello strumento dell’Ape. Tuttavia ci sono tante altre questioni che al momento non sono state ancora affrontate in maniera ottimale e tra queste una delle più delicate sembra essere quella dell’allargamento della platea della quattordicesima. Le intenzioni del Governo sulle pensioni sembrano essere quelle di inserire tale modifica all’interno della prossima Legge di Stabilità per renderla effettiva già dall’anno 2017. Sull’argomento si è espresso il Ministro del Lavoro Giuliano Poletti che nell’ambito dell’wokshop ‘Il sociale torna a crescere’ tenutosi al Cinema Teatro Massimo di Pescara, ha rimarcato: “è molto concreta, in base alle nostre previsioni, la possibilità di allargare la platea della quattordicesima per le pensioni, con un incremento del 30% per chi già la percepisce, mentre chi prende da una volta e mezzo a due volte la minima, riceverà per la prima volta la quattordicesima. Naturalmente queste sono tutte previsioni che dovranno trovare conferma nella legge di bilancio e che comunque al momento, sono tutte confermate”.