La questione del rinnovo dei contratti statali è ancora sul tavolo del governo: la partita non è chiusa visto che restano da sciogliere alcuni nodi, tra cui in particolare quello del budget sulle cui ipotesi finora i sindacati si sono espressi in maniera negativa. E, come segnala BusinessOnline, la polemica riguarda appunto quei quasi 2 miliardi di euro che il governo ha previsto di stanziare attraverso la legge di Bilancio 2016 per la Pubblica Amministrazione. Si tratta infatti di una somma che non servirà solo per finanziare il rinnovo dei contratti statali e dunque l’aumento degli stipendi dei dipendenti pubblici ma anche per sbloccare le assunzioni delle forze dell’ordine e tutte le spese pubbliche. La questione del rinnovo dei contratti statali sembra quindi ancora in salita, considerando anche il fatto che le trattative vere e proprie non sono ancora iniziate, dopo che negli ultimi mesi si sono svolti gli incontri informali con i sindacati all’Aran, l’Agenzia per la rappresentanza negoziale delle pubbliche amministrazioni.
Sono sempre più insistenti le voci di corridoio sul rinnovo dei contratti statali rinviato al 2017, o comunque dopo il voto al referendum costituzionale: il caos attorno al settore pubblico e con i soldi destinati e inseriti nella Manovra Economica che non soddisfano minimamente i sindacati e le parti sociali, starebbe rivelando la volontà del governo di arrivare realmente a rinnovare e riformare il pubblico impiego ma non vorrebbe creare traumi in campagna elettorale, rischiando di inimicarsi i dipendenti pubblici. Secondo Italia Oggi, è probabile che il Governo Renzi non abbia voluto anticipare nel Bilancio 2017 materie legislative che saranno contenute proprio nelle leggi delega della Pubblica amministrazione. Stando alle informazioni fornite dal quotidiano economico in questi giorni il Governo Renzi reputa comunque ancora da riformare l’intera Pubblica Amministrazione e una seconda ipotesi avanzata porterebbe proprio ad una eventuale riforma del pubblico impiego. Il problema è che potrebbe risultare sgradita agli statali, proprio alla vigilia del voto per il referendum costituzionale: rinnovo dei contratti statali dunque fino al nuovo anno saranno “bloccati”, con l’aumento degli stipendi che con le cifre messe in Bilancio al momento non porterebbe significativi cambiamenti, in attesa delle novità di gennaio…
Mentre a livello nazionale la situazione sui contratti statali e sul rinnovo dello stipendio dei dipendenti pubblici resta un ostacolo e un rebus abbastanza bloccato – il ministro Madia nei prossimi giorni dopo la sistemazione della Manovra Economica dovrà incontrare ancora le parti sociali per provare ad arrivare ad un accorso sulle risorse che ancora non soddisfano per il rinnovo dei contratti – scoppia un caos a livello regionale, ancor una volta. Come riporta La Gazzetta del Mezzogiorno, «Il 27 settembre lo Studio Nuzzo&Partners in collaborazione con il Sindacato autonomi dipendenti ha depositato presso la Sezione lavoro del Tribunale di Palermo un ricorso collettivo a cui hanno aderito più di 700 ricorrenti contro il blocco della contrattazione collettiva regionale dei pubblici dipendenti». Un caos che si aggiunge ai già tanti ricorsi al Tribunale sparsi per il Bel Paese: questa volta la situazione siciliana è decisamente più grave visto che dal 2007 i dipendenti regionali del comparto e dal 2005 i dirigenti non hanno avuto alcun aggiornamento contrattuale, con grave danno, soprattutto economico, per una grossa platea di dipendenti pubblici. Secondo gli avvocati del Siad Angelo Lo Curto e Vincenzo Bustinto, intervistati da Palermo Today, «il comportamento della Regione si pone in contrasto con quanto affermato dalla Corte costituzionale nella sentenza 178/2015 con riferimento al blocco della contrattazione collettiva dei dipendenti statali». Nella nota dello studio legale in questione, il Governo e la regione sono conniventi nella reiterata “non volontà di trattative”. Una situazione che per il ministero della PA si aggiunge al grande caos attorno al maxi tema rinnovo dei contratti statali.