In vista delle tante manifestazioni previste per il 2 aprile, data in cui i sindacati hanno fissato una mobilitazione per chiedere al Governo di aprire il confronto per varare una riforma delle pensioni, i lavoratori precoci stanno pensando al modo migliore per essere presenti e far sentire la loro voce, che chiede l’introduzione di Quota 41 per riuscire quindi ad andare in pensione dopo 41 anni di contributi. Per “farsi vedere” maggiormente, stanno in particolare pensando di concentrare la loro presenza negli eventi organizzati nei capoluoghi di regione. Mediaticamente saranno infatti più importanti. Chi non riuscisse per motivi logistici a non raggiungere tali città è comunque invitato a prendere parte alla mobilitazione più vicina, così da garantire in ogni caso la presenza di lavoratori precoci. Cgil, Cisl e Uil hanno diffuso un comunicato per ricordare che sabato prossimo saranno in piazza per una mobilitazione finalizzata a chiedere al Governo di aprire un confronto sulla riforma delle pensioni, con lo slogan “Cambiare le pensioni e dare lavoro ai giovani”. I segretari generali delle tre confederazioni sindacali, Susanna Camusso, Annamaria Furlan e Carmelo Barbagallo, saranno presenti rispettivamente a Venezia, in Campo Santa Margherita, a Roma, in Piazza SS. Apostoli, e a Napoli, in Piazza Giacomo Matteotti. I sindacati, come noto, chiedono che venga introdotta la flessibilità pensionistica a partire dai 62 anni e Quota 41 per i lavoratori precoci.
I lavoratori precoci non intendono certo rinunciare alla loro battaglia su Quota 41. E uno di loro sul gruppo Facebook “Lavoratori precoci uniti a tutela dei propri diritti” ha pubblicato il testo di una lettera che sta inviando via mail a diversi politici. Nel testo si evidenzia come il principale ostacolo alla Quota 41 si stato indicato nell’indisponibilità di risorse per una riforma delle pensioni. Tuttavia il lavoratore precoce fa notare che per altri provvedimenti i soldi si sono trovati, come per esempio gli incentivi alle assunzioni con il contratto a tutele crescenti. Oppure si è scelto di cancellare oneri per i gestori della sale da gioco pari a 98 miliardi di euro. Il punto quindi è che quando la politica vuole “proteggere” i suoi “amici” lo fa, ma non si muove quando in gioco ci sono gli interessi dei cittadini.
Sulla riforma delle pensioni i sindacati scenderanno in piazza il 2 aprile, con una mobilitazione per chiedere che venga introdotta la flessibilità pensionistica a partire da 62 anni insieme a Quota 41 per i lavoratori precoci. Un cambiamento del sistema previdenziale che, nelle secondo i sindacati, contribuirà anche al ricambio generazionale e all’aumento dell’occupazione giovanile. Il Segretario generale della Cgil, Susanna Camusso, ha già fatto sapere che quel giorno sarà a Venezia, per un corteo che partirà dalla stazione di Santa Lucia per arrivare fino a Campo Santa Margherita. La mobilitazione si svolgerà a partire dalle ore 9:00.
In attesa che si prenda una decisione sulla riforma delle pensioni, c’è una novità in arrivo che sembra poter “rivoluzionare” non poco la vita di alcuni italiani: la busta arancione inviata dall’Inps. Gabriele Sampaolo, Direttore generale del Patronato 50&Più Enasco, ha evidenziato dei punti negativi di questa iniziativa, “poco studiata fino in fondo”. Le simulazioni sulla pensione futura potrebbero essere infatti non sempre “attendibili”, in relazione anche all’età dei lavoratori per cui sono predisposte. Inoltre, la busta “non fornisce agli assicurati una strumentazione adeguata di consulenza sulla propria posizione e sulle misure da adottare”. Sampaolo sottolinea poi che non c’ stata una preventiva condivisione del progetto con l’Inps. Dunque “per l’ennesima volta ci troveremo a lavorare in emergenza”, dato che non mancheranno cittadini “disorientati” dopo l’arrivo della busta arancione.
Mentre il Governo presieduto da Matteo Renzi, tira dritto sulla questione della flessibilità in uscita dal mondo del lavoro sottolineando come in questo momento non ci siano le risorse per operare in tal senso, il presidente di Inarcassa (la Cassa Nazionale di previdenza ed assistenza per gli ingegneri ed architetti liberi professionisti), Giuseppe Santoro, nel corso di una recente intervista ha parlato della sostenibilità dell’ente che gestisce. Nello specifico Santoro ha sottolineato: “Siamo recentemente usciti da uno stress test, voluto dall’ex ministro Fornero, con una sostenibilità a 50 anni. I bilanci tecnici di Inarcassa da sempre vengono fatti a 100 anni, non a 50. Riteniamo di essere, insieme ad altre Casse, sempre un passo in avanti. Inarcassa, oltre ad essere sostenibile a 50 anni, si pone anche il problema dell’adeguatezza delle pensioni tra 50 e 40 anni. Cambiando il proprio sistema di calcolo da retributivo a contributivo, che è la capitalizzazione del montante dei contributi che ho versato, cambia completamente il modo di guardare alla previdenza. E’ un altro tipo di investimento nel mio futuro: quello poco meno attivo, questo molto più partecipe”.