Cesare Damiano rilancia la sua proposta di riforma delle pensioni prendendo spunto dalle dichiarazioni di Tito Boeri, che ha segnalato l’urgenza di varare la flessibilità pensionistica. L’ex ministro si dice quindi d’accordo con il Presidente dell’Inps, evidenziando però che una proposta più organica di intervento, ovvero la sua, che comprende anche i lavoratori precoci, è stata presentata prima di “Non per cassa ma per equità”, già nel 2013. “A questo punto, non importa più il colore del gatto, purché acchiappi il topo, cioè una ragionevole e non più rinviabile soluzione sulla flessibilità”. Damiano ha quindi ricordato che in commissione Lavoro si sta lavorando a un testo unificato per le varie proposte sul tema. “Anche noi attendiamo segnali di riscontro, pronti a sederci ad un tavolo di confronto”, ha detto. Non ci va certo leggero Giuliano Cazzola, quando definisce le parole di Padoan su una riforma delle pensioni all’insegna della flessibilità una “supecazzola”. L’ex vicepresidente della commissione Lavoro della Camera è stato ospite a diMartedì e ha evidenziato che il ministro dell’Economia ha di fatto cercato di mettere insieme delle parole in modo da non dire sostanzialmente nulla e ha perciò detto che se lui fosse un fanatico della flessibilità in uscita non si fiderebbe certo delle dichiarazioni di Padoan. Cazzola ha anche criticato Boeri, dicendo che il Presidente dell’Inps, parlando dei giovani in pensione a 75 anni, dimentica che la Legge Fornero prevede una flessibilità da 63 a 70 anni per chi è, come i giovani, nel sistema contributivo pieno. Inoltre, ha spiegato che se ci sono delle risorse conviene usarle per le pensioni dei giovani piuttosto che per chi è a un passo dalla quiescenza.
In tema di riforma delle pensioni sembra stia tornando di moda l’ipotesi del prestito-ponte. In base alla quale si potrebbe accedere alla pensione con 2-3 anni di anticipo e un assegno mensile di circa 850 euro, scrive Il Secolo XIX. Una cifra che poi andrebbe restituita in rate di 20 anni una volta che si incassi la vera e propria pensione cui si ha diritto. Questa ipotesi potrebbe benissimo incrociarsi con quella che vedrebbe un coinvolgimento delle banche nel prestito e che potrebbe quindi “sgravare” dai conti pubblici la maggior parte dei costi che l’operazione comporterebbe.
La riforma delle pensioni che sembra più probabile dopo le parole del ministro Padoan non conterrà con tutta probabilità una proroga di Opzione donna o una sua estensione anche agli uomini. Per Il Corriere della Sera, infatti, si tratta di provvedimenti che farebbero salire la spesa previdenziale dello Stato nel breve termine. Dunque saranno probabilmente utilizzati altri tipi di interventi e non si esclude un passo indietro sull’aumento della tassazione sui fondi pensione, che il Governo aveva recentemente fatto salire al 20%. In questo modo si cercherebbe di incentivare quanto meno la previdenza complementare.
Dopo le parole di Padoan su una possibile riforma delle pensioni all’insegna della flessibilità, in molti si stanno chiedendo quale forma potrebbe prendere l’intervento governativo. Repubblica spiega che potrebbe esserci un coinvolgimento delle banche in una soluzione simile al prestito pensionistico. In buona sostanza il lavoratore potrebbe accedere con 2-3 anni di anticipo alla pensione, con una penalizzazione del 3-4%. Fino all’effettiva maturazione dei requisiti pensionistici riceverebbe un assegno da una banca come se fosse un prestito, garantito dall’Inps. Una volta entrato effettivamente in pensione, il cittadino dovrebbe poi restituire a rate quanto avuto dalla banca. Lo Stato potrebbe farsi carico degli interessi, di fatto evitando un impatto sui conti pubblici.
Mentre il Governo è atteso dal voto in Senato per la riforma pensioni che riguarda proprio Palazzo Madama, le parti sociali continuano a tenere l’attenzione ben rivolta verso le pensioni. Negli ultimi giorni sono arrivate importanti novità in questa ottica. La firma del decreto attuativo dello strumento del part-time agevolato in uscita dal mondo del lavoro e diretto a dipendenti del settore privato da parte del Ministro Poletti, e soprattutto l’annuncio di Matteo Renzi della possibilità di dare 80 euro al mese alle pensioni minime, sono state salutate con una certa soddisfazione. Peccato che le scarse risorse a disposizione da parte dell’Esecutivo rinviino il discorso 80 euro almeno per il 2017 mentre la platea di beneficiari del part-time agevolato per i prossimi tre anni potrebbe essere di sole 20 mila unità. Nelle ultime ore si è però riacceso l’interesse per gli 80 euro in quanto il Governo sembra ben disposto nell’inserirlo nel Def. In ragione di ciò i sindacati hanno presentato la richiesta di un confronto con il Governo per delineare al meglio la proposta di Renzi per cercare di non confondere la previdenza con l’assistenza. Vedremo nei prossimi giorni cosa accadrà in tal senso.