Sul bonus da 80 euro da estendere alle pensioni minime, la Uil sfida il Governo Renzi. Domenico Proietti dice infatti: “Se il il presidente Renzi fa sul serio emani subito un decreto per il bonus degli 80 euro ai pensionati”. Il Segretario confederale del sindacato ricorda che già nel 2014 il Premier aveva detto che aveva intenzione di estendere il bonus in busta paga anche ai pensionati, ma da allora non è successo nulla. Dunque il Capo del Governo dovrebbe prendere una decisione chiara, sapendo che la Uil sarebbe favorevole a questa operazione “che darebbe anche un importante contributo alla ripresa dei consumi”.
Chi non sembra gradire l’ipotesi di allargare il bonus da 80 euro alle pensioni minime è Susanna Camusso, che ritiene che l’uscita del Premier, arrivata dopo la manifestazione dei sindacati per la riforma delle pensioni di sabato, sia sostanzialmente un “insulto” al sindacato e “un modo per non affrontare problemi veri. Il Segretario generale della Cgil ha detto di augurarsi che nel Def che il Governo presenterà nei prossimi giorni vi sia lo stanziamento di risorse per cambiare la Legge Fornero. Inoltre ha evidenziato che la vera riforma che l’Italia attende è quella della progressività fiscale.
Il Governo nelle ultime ore non solo ha aperto alla possibilità di prevedere una maggiore flessibilità in uscita dal mondo del lavoro ma ha anche, per bocca del Premier Matteo Renzi, parlato della possibilità di dare 80 euro al mese anche ai titolari di pensioni minime. Sulla questione si è espresso anche il sottosegretario alla Presidenza del Consiglio, Tommaso Nannicini, nel corso del programma televisivo Omnibus in onda su La7, evidenziando: “è un tema da approfondire. Non è una riforma delle pensioni, si tratta di alcuni accorgimenti per il sostegno delle pensioni basse e sarà fatto da qui alla fine della legislatura nel 2018”. Inoltre Nannicini ha voluto esprimere anche la propria solidarietà alla Fornero per i tanti attacchi che sta subendo: “Per me è facile dare solidarietà alla Fornero rispetto alle polemiche che non guardano alla sostanza dei problemi”.
I lavoratori precoci si preparano a far sentire ancora la loro voce, questa volta sotto la sede del ministero del Lavoro. Il 22 aprile infatti terranno un presidio insieme alla Rete dei Comitati degli esodati e con la partecipazione dei sindacati. Dunque a breve distanza dalle mobilitazioni in tutta Italia, si torna a chiedere un intervento di riforma delle pensioni. Sul tema c’è da evidenziare una certa “confusione” in ambito governativo, considerando che lo stesso Premier ha parlato dell’estensione del bonus da 80 euro anche alle pensioni minime: un intervento che ha un certo costo e considerando che anche la flessibilità richiede l’impiego di risorse pubbliche è probabile che l’esecutivo non possa portare in porto entrambi i provvedimenti.
Per Annamaria Furlan l’ipotesi di un bonus da 80 euro per le pensioni minime rischia di essere parte della “solita tattica della politica dell’annuncio del nostro presidente del Consiglio”. Il Segretario generale della Cgil ha voluto sottolineare che le riforme sono qualcosa di diversi dagli “spot” o dai “tweet”. E a questo proposito ha ricordato che “ancora oggi non abbiamo sentito una sola parola da parte del governo su come intende riformare la legge Fornero”. Furlan ha ricordato che cambiare l’attuale sistema previdenziale sarebbe necessario per tornare a crescere, dato che darebbe modo di diminuire l’età media dei lavoratori e far conseguentemente crescere l’innovazione delle imprese, che avrebbero più giovani in organico.
Se il Governo si spende e “divide” su dichiarazioni riguardanti gli 80 euro alle pensioni minime, c’è chi non dimentica che ci sarebbe un impegno più importante in termini di riforma delle pensioni: quello di introdurre la flessibilità previdenziale. Cesare Damiano quindi ricorda che attende ancora di sapere quando l’esecutivo aprirà il confronto sul tema, tenendo conto che dal 2013 ha presentato una proposta di legge ormai condivisa da diverse forze politiche in commissione Lavoro della Camera. L’ex ministro rinnova quindi la propria disponibilità a collaborare con il Governo per trovare le migliori soluzioni per varare una riforma delle pensioni che sia realmente efficace e non deluda le aspettative degli italiani.
Anche Giuliano Poletti si è pronunciato sull’ipotesi di estendere il bonus da 80 euro alle pensioni minime lanciata dal Premier Renzi. Intervenendo a Radio 24, il ministro del Lavoro ha spiegato che già si era pensato a questo tipo di intervento nel momento in cui nel 2014 si era deciso di intervenire con il bonus in busta paga ai lavoratori dipendenti fino a 1.500 euro. Si vedrà nella prossima Legge di stabilità se è possibile allargare la platea ai percettori di pensioni minime. Ma bisognerà tenere sempre d’occhio la compatibilità con il bilancio pubblico. In questo senso si è calcolato che l’intervento dovrebbe costare intorno ai 3 miliardi di euro. Senza dimenticare che con la prossima Legge di stabilità si dovrebbe intervenire anche sulla flessibilità pensionistica.
Pier Paolo Baretta torna a parlare di riforma delle pensioni dinanzi alla commissione Lavoro della Camera, confermando che il Governo sta studiando, in vista della Legge di stabilità, un intervento per introdurre la flessibilità in uscita. Questo perché il sistema previdenziale attuale presenta un’eccessiva rigidità, che ha contribuito a creare il problema degli esodati e rendere necessario il ricorso a Opzione donna, che in effetti era un regime sperimentale non certo pensato per essere utilizzato come strada per la pensione anticipata. Restano da verificare “le condizioni finanziarie e sociali per poter eventualmente intervenire”, ha evidenziato il sottosegretario all’Economia.
Baretta ha poi ricordato che esistono forti differenze nei trattamenti pensionistici tra uomini e donne. Sarebbe quindi necessario intervenire per correggere alcuni limiti del sistema, come “bassi trattamenti minimi, l’onerositàdei ricongiungimenti, le sovrapposizioni di bilancio tra prestazioni assistenziali e previdenziali”. Tuttavia resta più importante intervenire a monte, nel mercato del lavoro, per cercare di arrivare un’effettiva uguaglianza di retribuzione tra i generi.