Susanna Camusso va ancora all’attacco della riforma delle pensioni annunciata da Renzi, ovvero l’Ape, dicendo: “Abbiamo solo visto tanti titoli e dichiarazioni del premier. E di nuovo mi sembra per ora ci sia, dopo i gufi, un nuovo animaletto simbolo delle novità di governo”. Il parere del leader della Cgil era stata chiaro già la scorsa settimana, subito dopo le parole del Premier durante la sua diretta Facebook. E i vari elementi che sono emersi nei giorni successivi non sono serviti a farle cambiare idea. Anzi, hanno rafforzato le sue perplessità, in particolare sul fatto che possano essere coinvolte banche e assicurazioni. Camusso in ogni caso oggi ha ribadito che il Governo non ha ancora convocato i sindacati sul tema pensioni.
Giuliano Poletti offre qualche elemento in più sull’Ape che il Governo intende approvare nella Legge di stabilità quale riforma delle pensioni. Il ministro del Lavoro ha in particolare spiegato che non si può arrivare una “operazione secca”, dato che servono “soluzioni, oltre che economicamente compatibili, anche socialmente eque”. In particolare Poletti ha spiegato che “non possiamo applicare a tutti un taglio netto del 3%: c’è chi guadagna 700 euro chi 3mila, chi ha perso il lavoro chi invece sta lavorando”. Dunque il Governo si dovrà muovere verso “una soluzione complessa”, ma “è ancora presto per parlarne, stiamo riflettendo”.
Sergio Mattarella ha inviato un messaggio per la Giornata nazionale della previdenza che prende il via oggi. Il Capo dello Stato ricorda come negli ultimi anni “numerose sfide hanno investito il sistema previdenziale” ed evidenzia la necessità di evitare “ogni confusione tra il sistema previdenziale di assicurazione obbligatoria e le prestazioni garantite a ogni cittadino in ossequio al sistema di sicurezza sociale sostenuto tramite il prelievo tributario”. Il Presidente della Repubblica ha quindi sottolineato che “una variabilità insistita nelle prestazioni del sistema previdenziale affievolisce l’affidabilità di un istituto che vede nella solidarietà intergenerazionale un fondamento della coesione sociale e un presupposto della sua tenuta, sul piano dei principi economici e dei valori solidaristici”.
Tito Boeri difende l’operato del Governo Renzi sulla riforma delle pensioni, spiegando che l’esecutivo “sta lavorando seriamente all’ipotesi di una flessibilità in uscita per le pensioni. Non è una semplice ipotesi”. Il Presidente dell’Inps, parlando al Tg2, ha anche detto che sta collaborando al progetto, anche perché “siamo stati noi a denunciare il fatto che un brusco innalzamento aveva creato non pochi problemi a imprese e bloccato l’ingresso di giovani nel mercato del lavoro”. Boeri ha in particolare ricordato che “ogni lavoratore bloccato 5 anni, o due lavoratori bloccati per due anni e mezzo in una azienda, vuol dire un lavoratore giovane in meno in quella impresa. E nel settore pubblico il problema è ancora più rilevante”.
I lavoratori precoci non mollano. Nei piano del Governo sulla riforma delle pensioni non sembra esserci nulla che li riguardi. O meglio: dovrebbero accontentarsi della pensione anticipata con penalizzazioni, cosa diversa dalla Quota 41 che stanno chiedendo da diverso tempo ormai. Moreno Barbuti, uno di loro, ha quindi deciso di postare un messaggio sulla pagina Facebook del Partito democratico, per esprimere proprio la sua delusione in relazione al fatto che 41 anni di contributi non vengono ritenuti abbastanza per poter andare in pensione senza penalizzazioni e indipendentemente dall’età anagrafica. Vedremo se le richieste dei lavoratori precoci, sostenute anche dal Ddl Damiano e dalla piattaforma unitaria sindacale, verranno accolte.
Il Governo Renzi negli ultimi giorni ha decisamente aperto alla possibilità di prevedere delle misure in ottica flessibilità in uscita dal mondo del lavoro ed in particolare con il presidente Renzi che ha annunciato la cosiddetta Ape che dovrebbe consentire ai nati tra il 1951 ed il 1953 di avere accesso alla pensione in maniera anticipata all’età di 63 anni a fronte di penalizzazioni sull’importo mensile in maniera proporzionale al reddito ed agli anni di anticipo. Sulla questione è tornata nelle ultime ore il segretario nazionale della CGIL, Susanna Camusso, lamentando una scarsa volontà da parte del Governo di affrontare il problema giacché al momento non è stato ancora fissato un incontro. Nello specifico la Camusso ha rimarcato all’Ansa: “Al di là dell’annuncio non è seguita alcuna convocazione formale. Non c’è l’apertura effettiva di un confronto di cui c’è, invece, straordinario bisogno e non può essere rinviato a quando si scriverà la legge di stabilità”.