Nei giorni scorsi a Ravenna si è tenuto il Congresso nazionale della Federspev, che ha prodotto una mozione che contiene alcuni elementi interessanti in tema di pensioni. Per la Federazione nazionale sanitari pensionati e vedove, in particolare, c’è un grosso problema nel bonus Poletti, che non rispetta la sentenza della Corte costituzionale circa l’illegittimità del blocco della rivalutazione delle pensioni stabilito dal Governo Monti. Per questo si paventa anche il ricorso alla Corte europea per i diritti dell’uomo. Arrivano poi critiche a Tito Boeri, cui si chiede di occuparsi dell’Inps e di non invadere quindi le prerogative e competenze proprie del ministro del Lavoro.
Oltre ai lavoratori precoci, c’è un’altra categoria che sulla riforma delle pensioni si sente un po’ trascurata. Si tratta delle italiane che da diverso tempo si battono per una proroga di Opzione donna. L’Ape su cui sta lavorando il Governo non le aiuterebbe certo ad andare in pensione a 57 anni come prevede il regime sperimentale che non è stato prorogato e quindi le animatrici dei gruppi Facebook sul tema ricordano di essere pronte a scendere ancora in piazza per far sentire le proprie ragioni. Del resto con Opzione donna si ha un ricalcolo con il contributivo pieno del proprio assegno pensionistico, dunque non si chiede uno “sforzo” alle casse pubbliche, considerati i risparmi che si vengono a determinare sul lungo periodo. Vedremo se Opzione donna potrà avere un futuro o meno.
Lo Spi “punzecchia” ancora il Governo Renzi. Non solo la Cgil è critica sulla riforma delle pensioni annunciata dal Premier, ovvero l’Ape, ma il sindacato di categoria dei pensionati fa sapere che “tra tasse e blocco della rivalutazione degli assegni i pensionati italiani versano nelle casse dello Stato 70 miliardi di euro all’anno”. Nello specifico, secondo i calcoli dello Spi-Cgil, i pensionati versano 50 miliardi di euro l’anno di Irpef, 10 miliardi tra addizionali comunali e regionali e altri 10 miliardi “che vengono recuperati dalle pensioni superiori a tre volte il trattamento minimo (1.500 euro lordi) per l’effetto trascinamento del blocco della rivalutazione 2012-2013”.
Il sindacato dei pensionati chiede quindi al Governo maggiore attenzione, anche perché i pensionati versano al fisco 3 miliardi in più dei lavoratori, “che beneficiano di maggiori detrazioni fiscali e degli 80 euro. Un pensionato con un assegno da 1.000 euro al mese paga infatti 1.207 euro in più all’anno rispetto ad un lavoratore, 1.260 euro in più chi prende 1.200 euro e 1.092 euro in più chi ne prende 1.600”. Anche per queste ragioni, il 19 maggio lo Spi-Cgil sarà in piazza del Popolo a Roma insieme a Fnp-Cisl e Uilp-Uil, per una manifestazione unitaria.