Per Tito Boeri la riforma delle pensioni allo studio del Governo deve risolvere una volta per tutte la questione della flessibilità pensionistica. Il Presidente dell’Inps, parlando oggi all’inaugurazione della nuova agenzia di Milano Sesto San Giovanni, ha ribadito di essere pronto a collaborare con Governo e sindacati per far sì che si prendano delle decisioni che affronti alla radice il problema dell’uscita anticipata dal mondo del lavoro. Non è la prima volta che Boeri fa dichiarazioni del genere e già in passato il Presidente dell’Inps aveva illustrato delle proposte sul tema che non sono state però prese in considerazione.
Per ora si tratta solo di un’idea, ma forse il Governo nella sua riforma delle pensioni potrebbe prevedere una sorta di “bonus” per chi ha iniziato a lavorare prima dei 18 anni, in modo da avvicinare alcuni lavoratori precoci ai requisiti necessari all’accesso alla pensioni. Roberto Occhiodoro, uno degli animatori del gruppo Facebook “Lavoratori precoci uniti a tutela dei propri diritti”, ha appunto specificato che si tratta solo di un’idea. Leggendo tra i post dello stesso gruppo non sembra però molto gradita. I lavoratori precoci sembrano considerare un buon risultato quello di Quota 41 per tutti, anche per chi ha iniziato a lavorare dopo i 18 anni, ma non per questo non meriterebbe di andare in pensione dopo molti anni di contributi versati.
Per Cesare Damiano il “fattore risorse” è essenziale per capire quale riforma delle pensioni bisognerà aspettarsi nella prossima Legge di stabilità. L’ex ministro ha quindi ricordato gli interventi che sarebbe necessario operare: “cumulo gratuito dei contributi; flessibilità previdenziale a costo zero per disoccupati, precoci, addetti ai lavori usuranti e invalidi; blocco definitivo delle penalizzazioni che, altrimenti, riprenderebbero nel 2018; blocco dell’aspettativa di vita per i lavori usuranti; equiparazione completa della no tax area dei pensionati a quella del lavoro dipendente; incremento della quattordicesima per i pensionati incapienti; revisione, per i giovani che andranno in pensione con il solo sistema contributivo, del vincolo dell’accesso all’assegno previdenziale a 63 anni a condizione che abbiano un assegno 2,8 volte il minimo”. Per Damiano un accordo tra Governo e sindacati sulla riforma delle pensioni andrà chiuso a settembre.
Il Governo, come noto, sta lavorando a una riforma delle pensioni. E sembra, a quanto riporta Adnkronos, che possa intervenire anche sulle pensioni in essere. Nello specifico si vorrebbe cercare di equiparare la no tax area dei pensionati (già innalzato con la scorsa Legge di stabilità) a quella dei lavoratori dipendenti. Sembra per il momento allontanarsi l’ipotesi di estendere il bonus da 80 euro a tutte le pensioni, mentre sembra possibile che si possa applicare alle pensioni minime. Bisognerà probabilmente capire in autunno quante risorse ci saranno a disposizione per valutare la fattibilità di questo intervento.
È stato pubblicato il testo del ddl 3893 volto all’approvazione di un’ottava salvaguardia degli esodati a prescindere dalla riforma delle pensioni che il governo sta studiando. Come spiega la Rete dei Comitati degli esodati, quasi tutte le richieste sono state accolte. Dunque sarebbero ricompresi tutti coloro che maturano il requisito pensionistico entro il 31 dicembre 2019 “e quindi con decorrenza della pensione oltre il giugno 2021. Per i mobilitati vengono accolte le nostre richieste per andare alla maturazione del requisito fino ai 36 mesi dalla fine della mobilità”, segnala la Rete in un post sulla sua pagina Facebook. In cui aggiunge quindi che gli esodati che saranno salvaguardati saranno 32.000. La Rete intende quindi chiedere un’integrazione per gli esodati postali e i mobilitati che vanno oltre i 36 mesi.
Ieri a Rimini è andato Susanna Camusso e Giuliano Poletti hanno discusso di riforma delle pensioni. I due sono stati protagonisti di un incontro nell’ambito della Summer School dell’associazione Lavoro & Welfare presieduta da Cesare Damiano, nel corso del quale hanno affrontato diversi temi, tra cui appunto quello delle pensioni. Il Segretario generale della Cgil ha evidenziato la necessità di rinnovare l’attuale sistema pensionistico, in modo che tenga conto del tipo di lavoro che si è svolto per determinare i requisiti necessari all’accesso alla quiescenza. La sindacalista vorrebbe quindi che la flessibilità pensionistica sia calibrata in funzione della professione svolta durante la propria carriera lavorativa. Il numero uno della Cgil ha quindi criticato l’Ape, dato che rischia di essere troppo penalizzante per i lavoratori. Il ministro del Lavoro, dal canto suo, ha ricordato i vincoli di bilancio che esistono nel pensare a un riforma dell’attuale sistema, dettati non solo dall’Europa, ma anche dalla necessità di utilizzare le risorse che ci sono per favorire la crescita del Paese, che non può che essere benefica per tutti i cittadini. In questa domenica 17 luglio le novità dal mondo delle pensioni sono riferite agli ultimi accordi ed ulti rumors sulle prossime mosse del governo. Come riporta il portale di esperti su Pensioni Oggi, il Governo Renzi impegnato nella strutturazione di una vera riforma pensioni 2016, starebbe lavorando per rendere più agevole la vicenda delle carriere discontinuo a fini pensionistici, cercando di valorizzarle. A quanto viene riportato, dal 2017 se il progetto viene concordato in questi giorni con i sindacati sarà confermato i lavoratori che hanno spezzoni contributivi in più gestioni previdenziali gestite dall’Inps, compresa la gestione separata tradizionalmente penalizzata per le ricongiunzioni onerose. Si potranno dunque sommare tali contributi senza vincoli, oneri o penalizzazioni sul sistema di calcolo dell’assegno al fine di maturare i vari requisiti di contributi sia per pensione anticipata che per la pensione di vecchiaia. Il problema si trascina dal 2010 quando l’allora governo Berlusconi rese onerosa la ricongiunzione delle posizioni assicurative provenienti dai fondi esclusivi e sostituti dell’assicurazione generale obbligatoria verso il fondo pensione lavoratori dipendenti.
I lavoratori precoci, come noto, da tempo si battono per una riforma delle pensioni che tenga conto anche della loro richiesta di poter andare in quiescenza dopo 41 anni di contributi versati. Roberto Occhiodoro, uno degli animatori del gruppo Facebook “Lavoratori precoci uniti a tutela dei propri diritti”, era presente al confronto sulle pensioni avuto con Tommaso Nannicini e ha quindi deciso con un post di fare alcune puntualizzazioni rispetto alle notizie che appaiono in questi giorni sulla stampa. In particolare ha spiegato che la delegazione ha chiesto al Governo una soluzione che non riguardasse solo i “precoci puri”, ma tutti i lavoratori. Ora tocca all’esecutivo dare una risposta circa la cosiddetta Quota 41. Ci vorranno circa 2/3 settimane per conoscerla. Occhiodoro ha in ogni caso detto che se le richieste non venissero accolte i lavoratori precoci sono pronti a dare battaglia, ma occorre che tutti coloro che sono interessati a Quota 41 siano al loro fianco. Qualcosa sembra essere cambiato nelle politiche del Governo. Lo sostiene La Stampa, spiegando che Matteo Renzi avrebbe deciso di non insistere più sul referendum di ottobre per concentrarsi sulla riforma delle pensioni, sul lavoro e le banche. Temi, insomma, che interessano e riguardano la maggior parte degli italiani rispetto alla consultazione referendaria che sembra più un tema “confinato” nell’ambito della politica. Un Governo che si occupasse solo del referendum darebbe un’immagine di sé negativa e dunque Renzi avrebbe deciso di cambiare “strategia”. Cosa che potrebbe anche convincere alcuni cittadini a non votare No al referendum proprio in chiave anti-Premier.
Cesare Damiano torna a insistere sulla necessità di intervenire con una riforma delle pensioni prima del referendum costituzionale. L’ex ministro del Lavoro ha infatti segnalato come le parti sociali stiano facendo bene il loro mestiere e che ora è il momento che l’esecutivo le valorizzi, perché “il confronto in corso tra Governo e sindacati su pensioni e lavoro è una buona occasione per realizzare alcuni obiettivi di equità sociale”. Il Presidente della commissione Lavoro della Camera ha spiegato quindi che “la flessibilità delle pensioni, il cumulo gratuito dei contributi, l’incremento della quattordicesima per i pensionati più poveri, sono interventi attesi e non più rinviabili e vengono prima del referendum costituzionale, del quale possono influenzare positivamente o negativamente l’esito”.
In attesa di novità sulla riforma delle pensioni, arrivano aggiornamenti sulla settima salvaguardia degli esodati. La Rete dei Comitati ha infatti contattato alcuni dirigenti Inps in merito alle istruttorie sulle istanze dei mobilitati presentate. Si è così scoperto che ci sono ancora difficoltà nell’esame delle istanze provenienti da dipendenti di aziende fallite. Tuttavia entro il termine di ieri le sedi periferiche dell’Inps avrebbero dovuto chiudere le istruttorie. Le domande di difficile verifica verranno accantonate in attesa di ulteriori e approfondite verifiche. La Rete suggerisce in ogni caso a tutti gli interessati in possesso di regolare accordo di messa in mobilità da azienda fallita di produrne una copia alla propria sede Inps di riferimento.
Maestre d’asilo e infermiere dovrebbero essere trattate come lavoratori usurati. Lo dice Carmelo Barbagallo, che chiede al Governo “di allargare le categorie delle mansioni usuranti”. La Tecnica della scuola, sito specializzato sull’informazione scolastica, riporta le dichiarazioni che il numero uno della Uil ha rilasciato in un’intervista e si chiede come mai non prenda in considerazione anche gli altri insegnanti, quasi che non facciano un lavoro ugualmente stressante. Sindacati e Governo sembrano comunque pronti a discutere un superamento della norma che prevede l’aggancio dell’età pensionabile all’aspettativa di vita.
Sinistra Italiana è pronta a presentare le sue proposte sul lavoro, sulla riforma delle pensioni e sulla sanità. Alfredo D’Attorre, membro dell’esecutivo della formazione di cui fanno parte ex membri del Pd come lui, ha annunciato il lancio di un “social compact”, atto a mettere in atto “una terapia shock contro le disuguaglianze”. Molto presto si sapranno i contenuti di questo pacchetto di proposte, dato che l’assemblea di Sinistra italiana si tiene proprio oggi. Per quel che riguarda le pensioni, D’Attorre ha spiegato che la posizione è quella di costruire una flessibilità in uscita e di intervenire sulle pensioni minime.
Il Governo in queste settimane sta tenendo diversi incontri con le parti sociali per cercare di trovare l’intesa per diversi aspetti della riforma pensioni ed in particolare nel rivedere la possibilità di accedere alla pensione in maniera anticipata rispetto ai vincoli imposti dalla legge Fornero magari per mezzo di piccole penalizzazioni sull’importo mensile. Tuttavia l’Esecutivo sta concentrando la propria attenzione anche nei confronti dei cosiddetti lavoratori precoci con diverse misure che sarebbero allo studio. La rivelazione è arrivata direttamente dall’incontro che si è tenuto tra Governo e Sindacati sulle pensioni. Stando ad alcune voci di corridoio si starebbe facendo strada l’ipotesi di prevedere per i lavoratori precoci un bonus contributivo tra 4 e 6 mesi per ogni anno di lavoro effettuato quando avevano tra i 14 ed i 18 anni di età anche per quanti fanno parte del sistema misto (ossia quanti hanno dei versamenti contributivi prima dell’anno 1995). Uno strumento che se adottato effettivamente, permetterebbe a questa categoria di lavoratori di riuscire a raggiungere i requisiti contributivi previsti dalla legge Fornero in tempi decisamente più stretti, anticipando così l’accesso alla pensione. Vedremo se tale illazione verrà confermata nelle prossime ore.